Lc 21, 20-24
In quel tempo. Il Signore Gesù disse: «Quando vedrete Gerusalemme circondata da eserciti, allora sappiate che la sua devastazione è vicina. Allora coloro che si trovano nella Giudea fuggano verso i monti, coloro che sono dentro la città se ne allontanino, e quelli che stanno in campagna non tornino in città; quelli infatti saranno giorni di vendetta, affinché tutto ciò che è stato scritto si compia.
In quei giorni guai alle donne che sono incinte e a quelle che allattano, perché vi sarà grande calamità nel paese e ira contro questo popolo. Cadranno a fil di spada e saranno condotti prigionieri in tutte le nazioni; Gerusalemme sarà calpestata dai pagani finché i tempi dei pagani non siano compiuti».
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Gesù, ai discepoli che in sua presenza avevano vantato la bellezza del Tempio, contrappone le difficoltà di fronte alle quali essi si troveranno, perché siano pronti ad affrontarle e siano sicuri che “nemmeno un capello del vostro capo perirà” (Lc 21, 18).
Lette oggi le sue parole, sembra che ci mettano di fronte a quello che sta accadendo ogni giorno attorno a noi: guerre, devastazioni, popolazioni che fuggono dal loro paese, vendette che si abbattono su innocenti, donne che perdono i loro figli ancora nel grembo o neonati, calamità…
Il male sembra prevalere e noi ne siamo scandalizzati, rischiamo di perdere la speranza, di scoraggiarci e rassegnarci. Ma il Signore ci ha assicurato che non sarà il male a vincere: “finché i tempi dei pagani non siano compiuti”. Cioè c’è un tempo in cui gli uomini si convertiranno ed entreranno a far parte del Popolo di Dio, la Chiesa.
Ma questo tempo dipende anche da noi, dalle nostre mani, dalla testimonianza che diamo, dal bene che diffondiamo contrapponendo all’odio l’accoglienza, all’avidità la generosità, all’egoismo l’ascolto dell’altro, all’intolleranza la fraternità.
12/10/2023 – S. Serafino da Montegranaro
Lc. 21, 25-33
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I versetti che la liturgia ci invita a meditare quest’oggi si inseriscono in un capitolo caratterizzato da immagini catastrofiche e predizioni angoscianti. Le parole di questo brano portano in realtà un respiro di speranza e di novità, pur parlando ancora una volta di “popoli in ansia, uomini che moriranno per la paura e l’attesa, potenze dei cieli che saranno sconvolte”….
La speranza sta nel fatto che, questi accadimenti umanamente drammatici, sono il preludio alla venuta del regno di Dio. E’ davvero difficile da comprendere, pare che Gesù stia paragonando l’avvento del suo regno eterno, che non è di questo mondo, allo sfacelo della nostra terra e della condizione umana come la intendiamo noi….
Ma riflettendo e pregando su queste parole, alla luce di quanto sta succedendo nella terra che fu percorsa dal figlio di Dio nei suoi giorni terreni, dove l’ennesima assurda guerra è esplosa, credo che il messaggio sia diverso: proprio quando tutto ciò che passa sembra sgretolarsi, Gesù si fa presente con segni inequivocabili!
Quando l’odio divampa, la natura violata si ribella, tutto diffonde intorno a noi un alone di buio, proprio in quell’oscurità stiamo desti! “Risollevatevi e alzate il capo” ci ha detto Gesù, perché tanti germi di vita nuova sono stati sparsi a piene mani e pongono le loro radici nella desolazione per irradiare con la loro bellezza pezzi di umanità sfigurata: penso a tutti coloro che aiutano, soccorrono, ricreano e ricominciano ogni volta che il male colpisce. “Risollevatevi e alzate il capo”.
Davanti al dolore, alla guerra, alla morte, ci sentiamo schiacciati verso terra, vacilliamo e cadiamo, ma Papa Francesco ci ha più volte amabilmente esortati: il problema non è cadere ma restare caduti!
Non dobbiamo fare il gioco del male lasciandoci andare al lamento e alla disperazione, insieme facciamo memoria l’uno all’altro su cosa, o meglio, su chi si fonda la nostra speranza.
Infine, Gesù racconta una parabola: usa l’immagine del fico, così familiare ai suoi uditori. Non ci avevo mai pensato, ma il fico è una pianta che non passa attraverso la fioritura eppure produce frutti buonissimi; non ci colpisce per la bellezza dei fiori, ci raggiunge con la sostanza dei frutti.
La salvezza di Dio, allo stesso modo, passa attraverso il legno della croce di Suo figlio, non possiamo dimenticare questo passaggio. Eppure, pur non avendo una bellezza apparente è l’unica che porta frutti duraturi.
“Risollevatevi e alzate il capo”, ci esorta a fare Gesù, aprire gli occhi per vedere con la luce della fede quanto accade intorno a noi: chiediamo il Suo aiuto per riuscire a compiere un passo così coraggioso e, direi , rivoluzionario…. Noi siamo la generazione che oggi ascolta questa parola, a noi spetta decidere come accoglierla e metterla in pratica.