“Il giorno cominciava a declinare e i Dodici gli si avvicinarono dicendo: “congeda la folla perché vada nei villaggi e nelle campagne dei dintorni per alloggiare e trovare cibo”. Gesù disse loro: “Voi stessi date loro da mangiare”. Ma essi risposero: “non abbiamo che cinque pani e due pesci… ” (Luca 9,10-17).
Mi colpisce sempre molto questo episodio, perché mi fa ricordare che il miracolo non è solo la capacità di moltiplicare, ma anche la possibilità per ciascuno di noi di condividere quel che ha. Cosa sono 5 pani e 2 pesci? Sembra nulla per 5000 uomini. Come domenica scorsa – 480 o 720 litri di vino nelle giare- anche stavolta Gesù abbonda! E lascia il segno, infatti avanzano perfino 12 ceste! L’amore di Dio non si conta, basta per tutti, sfama e sazia! Il Vangelo dice “il giorno cominciava a declinare”, immagino quindi che il tempo sia passato in tranquillità nell’ascoltare Gesù, ovvero anche la sua Parola ha riempito la vita e la giornata di quegli uomini.
Il filo che unisce la liturgia di oggi, dall’Esodo alla Lettera di Paolo, è l’abbondanza che, se condivisa in quanto donata da Dio, colma la mancanza. La risposta ad ogni problema sta nella condivisione, perché ci sia uguaglianza e non discriminazione nel godere dei beni. Quanto è importante questo messaggio per la nostra società, dove ancora la ricchezza di pochi diventa un grosso problema per la povertà di moltissimi! Prendessimo esempio da Gesù che, da ricco che era, si è fatto povero perché noi diventassimo ricchi (2Corinti 8,7-15)! La povertà è questione di scelta, è stile di vita, non rinuncia né privazione, e nasce dalla compassione, dal vedere e riconoscere i bisogni degli altri, proprio come gli apostoli che vorrebbero mandare a casa le folle: vedono la necessità, non sono ancora in grado da soli di rispondere; Gesù lo fa e invita i suoi discepoli a imparare da Lui: “voi stessi date loro da mangiare” cioè voi diventate cibo per nutrire i bisogni, imparate a condividere le vostre capacità, i vostri beni, il vostro tempo con gli altri. Dio non ha scelto di fare tutto da solo, ha chiesto anche a noi di fare la nostra parte, ha voluto condividere con noi la gioia di amare gli uomini.
Gesù Eucarestia, Pane del Cielo, dono di amore, sia nutrimento per le nostre giornate, sia esempio di vita spesa per i fratelli. Preghiamo per continuare ad avere fiducia che i suoi beni non ci mancheranno e che Dio ogni giorno ci darà il suo cibo (Esodo 16, 2-7).
(Stefania Stefé Grassi)
29/01/2017 – 4ª Domenica dopo l’Epifania
“Ora a Gerusalemme c’era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e pio, che aspettava la consolazione d’Israele, e lo Spirito Santo era su di lui. Lo Spirito Santo gli aveva preannunziato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Cristo del Signore. Mosso dallo Spirito, si recò al tempio e, mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù per fare ciò che la Legge prescriveva a suo riguardo, anch’egli lo accolse tra le braccia e benedisse Dio”. (Luca 2,22-33).
Perché ricordare la sacra famiglia dopo tante domeniche di “epifania”? dovrebbe essere la normalità la festa in famiglia, ma talvolta si dà per scontato e invece di essere luogo di familiarità, può diventare motivo di fatica o tensione. Con chi più si discute se non con i propri familiari di casa? Mi sembra che la bella lettera dei Colossesi, che dovrebbe essere la “regola di vita” di ciascuna famiglia, si possa con semplicità riassumere con le tre parole insegnate spesso da Papa Francesco: scusa – permesso – grazie.
Il bello del vivere in famiglia, nonostante la difficoltà che talvolta ci può essere tra figli e genitori (ne sono prova i suggerimenti di san Paolo in Colossesi 3,18-21), è che possiamo ricordarci di avere un Dio come Padre! Infatti, noi riceviamo la vita in dono dai nostri genitori (Siracide 7, 27-28: “onora tuo padre con tutto il cuore e non dimenticare le doglie di tua madre. Ricorda che essi ti hanno generato”) e l’amore che riceviamo da figli è solo una piccola parte di quello che riceviamo da Dio Padre! L’amore fra marito e moglie ci ricorda l’amore che unisce Dio al suo popolo nelle nozze dell’Alleanza! La nostra vita ha avuto origine dall’Amore! La famiglia è il luogo dove anche Gesù ha conosciuto l’amore concreto, lo stesso sperimentato nella vita trinitaria con il Padre e lo Spirito. L’amore, cioè la caritas, sia la regola dei rapporti in famiglia e questo ci collega a Dio che è Amore! “Rivestitevi della carità, che unisce tutte queste cose in modo perfetto! E la pace di Cristo regni nei vostri cuori. E rendete grazie!” (Colossesi 3, 14-15).
Da ultimo, mi colpisce come Maria e Giuseppe fossero fedeli, rispettavano la Legge, erano pronti ad offrire il sacrificio per il loro figlio al Tempio, affidarlo a Dio. Certo loro sono la sua famiglia, ma ancora di più a motivo della loro fede in Dio. Infatti, riprendendo altre parole del Vangelo, i familiari di Gesù sono soprattutto coloro che ascoltano e compiono la volontà di Dio Padre! Credo che anche Simeone sia uno dei “primi familiari” che hanno riconosciuto nel bimbo Gesù un Dio “che era di casa”; egli lo attendeva e lo Spirito lo guidava! Lo Spirito era già all’opera nel suo cuore e gli ha permesso di incontrare Cristo.
Anche noi chiediamo la Grazia di far parte della famiglia di Dio, di lasciarci guidare dallo Spirito, di riconoscere Gesù nelle persone che quotidianamente condividono con noi la vita familiare. Quindi questa settimana valorizziamo il nostro stare in famiglia, chiediamoci se viviamo quei sentimenti di “tenerezza, bontà, umiltà, mansuetudine” indicati da S.Paolo (Colossesi 3, 12); riflettiamo sul rapporto che abbiamo con nostro padre e madre, con i figli, tra fratelli e sorelle: chiediamo scusa o diciamo grazie, se serve.
(Stefania Stefé Grassi)