29/01/2017 – 4ª Domenica dopo l’Epifania

“Ora a Gerusalemme c’era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e pio, che aspettava la consolazione d’Israele, e lo Spirito Santo era su di lui. Lo Spirito Santo gli aveva preannunziato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Cristo del Signore. Mosso dallo Spirito, si recò al tempio e, mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù per fare ciò che la Legge prescriveva a suo riguardo, anch’egli lo accolse tra le braccia e benedisse Dio”. (Luca 2,22-33).
Perché ricordare la sacra famiglia dopo tante domeniche di “epifania”? dovrebbe essere la normalità la festa in famiglia, ma talvolta si dà per scontato e invece di essere luogo di familiarità, può diventare motivo di fatica o tensione. Con chi più si discute se non con i propri familiari di casa? Mi sembra che la bella lettera dei Colossesi, che dovrebbe essere la “regola di vita” di ciascuna famiglia, si possa con semplicità riassumere con le tre parole insegnate spesso da Papa Francesco: scusa – permesso – grazie.
Il bello del vivere in famiglia, nonostante la difficoltà che talvolta ci può essere tra figli e genitori (ne sono prova i suggerimenti di san Paolo in Colossesi 3,18-21), è che possiamo ricordarci di avere un Dio come Padre! Infatti, noi riceviamo la vita in dono dai nostri genitori (Siracide 7, 27-28: “onora tuo padre con tutto il cuore e non dimenticare le doglie di tua madre. Ricorda che essi ti hanno generato”) e l’amore che riceviamo da figli è solo una piccola parte di quello che riceviamo da Dio Padre! L’amore fra marito e moglie ci ricorda l’amore che unisce Dio al suo popolo nelle nozze dell’Alleanza! La nostra vita ha avuto origine dall’Amore! La famiglia è il luogo dove anche Gesù ha conosciuto l’amore concreto, lo stesso sperimentato nella vita trinitaria con il Padre e lo Spirito. L’amore, cioè la caritas, sia la regola dei rapporti in famiglia e questo ci collega a Dio che è Amore! “Rivestitevi della carità, che unisce tutte queste cose in modo perfetto! E la pace di Cristo regni nei vostri cuori. E rendete grazie!” (Colossesi 3, 14-15).
Da ultimo, mi colpisce come Maria e Giuseppe fossero fedeli, rispettavano la Legge, erano pronti ad offrire il sacrificio per il loro figlio al Tempio, affidarlo a Dio. Certo loro sono la sua famiglia, ma ancora di più a motivo della loro fede in Dio. Infatti, riprendendo altre parole del Vangelo, i familiari di Gesù sono soprattutto coloro che ascoltano e compiono la volontà di Dio Padre! Credo che anche Simeone sia uno dei “primi familiari” che hanno riconosciuto nel bimbo Gesù un Dio “che era di casa”; egli lo attendeva e lo Spirito lo guidava! Lo Spirito era già all’opera nel suo cuore e gli ha permesso di incontrare Cristo.
Anche noi chiediamo la Grazia di far parte della famiglia di Dio, di lasciarci guidare dallo Spirito, di riconoscere Gesù nelle persone che quotidianamente condividono con noi la vita familiare. Quindi questa settimana valorizziamo il nostro stare in famiglia, chiediamoci se viviamo quei sentimenti di “tenerezza, bontà, umiltà, mansuetudine” indicati da S.Paolo (Colossesi 3, 12); riflettiamo sul rapporto che abbiamo con nostro padre e madre, con i figli, tra fratelli e sorelle: chiediamo scusa o diciamo grazie, se serve.

(Stefania Stefé Grassi)

22/01/2017 – 3ª Domenica dopo l’Epifania

“Il giorno cominciava a declinare e i Dodici gli si avvicinarono dicendo: “congeda la folla perché vada nei villaggi e nelle campagne dei dintorni per alloggiare e trovare cibo”. Gesù disse loro: “Voi stessi date loro da mangiare”. Ma essi risposero: “non abbiamo che cinque pani e due pesci… ” (Luca 9,10-17).
Mi colpisce sempre molto questo episodio, perché mi fa ricordare che il miracolo non è solo la capacità di moltiplicare, ma anche la possibilità per ciascuno di noi di condividere quel che ha. Cosa sono 5 pani e 2 pesci? Sembra nulla per 5000 uomini. Come domenica scorsa – 480 o 720 litri di vino nelle giare- anche stavolta Gesù abbonda! E lascia il segno, infatti avanzano perfino 12 ceste! L’amore di Dio non si conta, basta per tutti, sfama e sazia! Il Vangelo dice “il giorno cominciava a declinare”, immagino quindi che il tempo sia passato in tranquillità nell’ascoltare Gesù, ovvero anche la sua Parola ha riempito la vita e la giornata di quegli uomini.
Il filo che unisce la liturgia di oggi, dall’Esodo alla Lettera di Paolo, è l’abbondanza che, se condivisa in quanto donata da Dio, colma la mancanza. La risposta ad ogni problema sta nella condivisione, perché ci sia uguaglianza e non discriminazione nel godere dei beni. Quanto è importante questo messaggio per la nostra società, dove ancora la ricchezza di pochi diventa un grosso problema per la povertà di moltissimi! Prendessimo esempio da Gesù che, da ricco che era, si è fatto povero perché noi diventassimo ricchi (2Corinti 8,7-15)! La povertà è questione di scelta, è stile di vita, non rinuncia né privazione, e nasce dalla compassione, dal vedere e riconoscere i bisogni degli altri, proprio come gli apostoli che vorrebbero mandare a casa le folle: vedono la necessità, non sono ancora in grado da soli di rispondere; Gesù lo fa e invita i suoi discepoli a imparare da Lui: “voi stessi date loro da mangiare” cioè voi diventate cibo per nutrire i bisogni, imparate a condividere le vostre capacità, i vostri beni, il vostro tempo con gli altri. Dio non ha scelto di fare tutto da solo, ha chiesto anche a noi di fare la nostra parte, ha voluto condividere con noi la gioia di amare gli uomini.
Gesù Eucarestia, Pane del Cielo, dono di amore, sia nutrimento per le nostre giornate, sia esempio di vita spesa per i fratelli. Preghiamo per continuare ad avere fiducia che i suoi beni non ci mancheranno e che Dio ogni giorno ci darà il suo cibo (Esodo 16, 2-7).

(Stefania Stefé Grassi)

15/01/2017 – 2ª Domenica dopo l’Epifania

“Il terzo giorno ci fu una festa di nozze a Cana di Galilea e c’era la madre di Gesù. Fu invitato alle nozze anche Gesù con i suoi discepoli. Venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: non hanno vino. E Gesù le rispose: donna che vuoi da me? Non è ancora giunta la mia ora. Sua madre disse ai servitori: qualsiasi cosa vi dica, fatela”. (Giovanni 2,1-11).
Nella mia vita posso solo immaginare la gioia del giorno delle nozze, pensare a cosa possa significare avere terminato il vino e provare gioia per aver ancora il vino buono per grazia! Non fatico quindi a capire perché le Scritture paragonino il Paradiso al banchetto a cui tutti siamo invitati; è anche facile capire perché nel mondo ebraico l’alleanza con Dio e il popolo sia spiegata tramite la metafora delle nozze, l’unione e la condivisione di due persone nell’amore. Nell’episodio evangelico “ è venuto a mancare il vino” (Giovanni 2,3). Il nostro bisogno di vino, cioè di pienezza, di amore trova compimento grazie a Dio che è Amore, alleato, Signore della vita. Ciascuno di noi ha diversi bisogni e un desiderio di avere “vita piena” non di cose, ma di senso, amore e gioia. E perciò non ci accontentiamo, cerchiamo segni che ci diano conferma della presenza e della bontà di Dio verso di noi: questi talvolta, avvengono nel silenzio, sono evidenti, ma non riconosciamo da dove arrivino, come l’invitato che ringrazia lo sposo per il vino buono tenuto alla fine. Ciò ci dice che abbiamo bisogno degli altri per renderci conto dei “miracoli” che viviamo nella nostra vita! Talvolta quando, invece, viene a mancare qualcosa di importante, dobbiamo ascoltare la voce di testimoni (questa volta è proprio la Madre che viene in soccorso: “qualsiasi cosa vi dica, fatela” Giovanni 2,5) che ci ricordano la necessità dell’affidamento e i motivi della speranza: ci viene chiesto di sperare l’impensabile (“nella speranza siamo stati salvati” Romani 8,24. “se speriamo ciò che non vediamo, lo attendiamo con perseveranza” Romani 8,25). Credo che qui si misuri la fede; il miracolo vero è la perseveranza nella fede e nel fare ciò che dice la Parola di Dio! Ma se non ci crediamo, rischiamo di perdere qualcosa, come forse è accaduto a Mosè e Aronne (Numeri 20,12)
Il vangelo delle nozze di Canaa ci racconta uno dei segni che manifestano Gesù Salvatore e Signore (“fu l’inizio dei segni compiuti da Gesù” Giovanni 2,11); la liturgia dell’Epifania ce li indicava: la stella che ha guidato i magi, la voce al battesimo al Giordano, l’acqua trasformata in vino, la moltiplicazione dei pani. Il Signore è attento ai nostri desideri (“colui che scruta i nostri cuori sa che cosa desidera lo spirito” Romani 8,27), ci risponde donandoci anche più del necessario, perché vuole la nostra gioia.
Riflettiamo in questa settimana su quale sia il fondamento della nostra speranza, se siamo capaci di perseveranza, se ci fidiamo veramente della Parola di Dio; pensiamo a cosa vediamo che ci manca e quali sono i nostri desideri; chiediamo ci se anche noi chiediamo a Dio dei segni o se la nostra fede è già salda.

08/01/2017 – Battesimo del Signore

“Ed ecco, mentre tutto il popolo veniva battezzato e Gesù, ricevuto anche lui il battesimo, stava in preghiera, il cielo si aprì e discese sopra di lui lo Spirito Santo in forma corporea, come una colomba, e venne una voce dal cielo: Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento.” (Luca 3, 15-16. 21-22)
In questa liturgia si possono trovare tante affermazioni fondamentali per la nostra fede (“venne una voce dal cielo: Tu sei il Figlio mio, l’amato”) (Luca 3,22), ma mi incuriosiscono le domande e alcune suggestioni. La prima: “il popolo era in attesa e tutti si domandavano in cuor loro se non fosse lui il Cristo” (Luca 3,15) o “cercate il Signore mentre si fa trovare, invocatelo mentre è vicino” (Isaia 55,6), sono le domande che tutti ci facciamo: chi è Cristo? Dove lo possiamo trovare? Talvolta infatti ci sentiamo “lontani” da Dio, non lo vediamo… la “risposta” credo si trovi solo stando in preghiera, come ha fatto anche Gesù, d’altra parte (Luca 3,21) – che di sicuro non aveva bisogno del battesimo come lo intendiamo solitamente noi, nell’accezione di remissione del peccato originale – perché nella preghiera sta il segreto della relazione con il Padre, il nostro scoprirci figli, il rapporto d’amore che ci unisce nello Spirito. Anche noi siamo figli amati!
La seconda suggestione, infatti – che è strettamente legata alla prima- è l’essere introdotti nella vita trinitaria tramite il Battesimo, che ci fa dimora dello Spirito, figli di Dio, fratelli fra noi. Ce lo ricorda s.Paolo: “siete concittadini dei santi e familiari di Dio”! “Ora in Cristo Gesù voi che un tempo eravate lontani, siete diventati vicini, grazie al sangue di Cristo” (Efesini 2,13). Vuol dire che Gesù ha dato la vita per guadagnarci al Cielo insieme a Lui. “Lontani e vicini” dice la relazione che esiste fra due persone, di solito la distanza che mettiamo fra “noi” e “altri”, noi che ci sentiamo migliori, superiori, giusti, buoni, perfetti e gli altri, diversi, inferiori, peccatori, cattivi, indegni; talvolta questa distanza diventa separazione, inimicizia. Gesù è venuto per abbattere “il muro di separazione, cioè l’inimicizia” (Efesini 2,14), per “riconciliare” (Efesini 2,16), “annunciare pace” (Efesini 2,17).
Iniziamo il 2017 con Gennaio, il mese in cui la Chiesa pone attenzione alla pace, il primo dono da invocare da Dio, che è nostra Pace, alla preghiera con i fratelli ebrei, con gli altri fratelli cristiani nella settimana ecumenica. Impariamo da Gesù a “riconciliare”, “eliminare l’inimicizia”, a considerarci fratelli e a vivere da “amati”.

01/01/2017 – Ottava di Natale Circoncisione del Signore

“Tutti quelli che udivano si stupirono delle cose dette loro dai pastori. Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore. I pastori se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto.
Quando furono compiuti gli 8 giorni prescritti per la circoncisione, gli fu messo nome Gesù, come era stato chiamato dall’angelo prima che fosse concepito nel grembo”. (Luca 2,18-21).
In questa usanza ebraica della circoncisione e della scelta del nome, che noi ricordiamo nell’ottava del Natale, c’è un richiamo alla chiamata alla vita, alla santità e all’appartenenza a Dio che per noi cristiani inizia nel battesimo, promessa di salvezza (ricordiamo molte fonti battesimali a forma ottagonale). È veramente interessante vedere che il nome scelto è Gesù, cioè Dio salva! La vita di questo bimbo realizzerà la promessa di salvezza offerta al popolo di Israele lungo la storia (“Così porranno il mio nome sugli Israeliti e io li benedirò” – Numeri 6,27). Allo stesso modo si può intendere Emmanuele, Dio-con-noi, che proprio Matteo metterà ancora alla fine del suo Vangelo (“Io sarò con voi tutti i giorni fino alla fine del mondo” – Matteo 28, 20). A questo nome oggi associamo altri nomi, altri doni dovuti alla sua presenza: Pace, Grazia e benedizioni. Il nome dice la persona e la sua presenza: quando Dio è presente, Lui dona pace e benedizione! Davvero sia l’augurio in questa giornata mondiale della pace: Dio sia sempre con noi per ogni nuovo giorno di questo 2017! Invochiamo la sua protezione. “Ti benedica il Signore e ti custodisca. Il Signore faccia risplendere per te il suo volto e ti faccia grazia. Il Signore rivolga a te il suo volto e ti conceda pace.” (Numeri 6,22) siano veramente parole di augurio da scambiarci fra noi! Preghiamo per il dono della pace nel nostro mondo affaticato e stravolto dalle guerre e dalla violenza.
Continuiamo a meditare e custodire la Parola come faceva Maria, lasciamoci stupire, come hanno fatto i pastori, lodiamo e ringraziamo oggi il Signore per il dono della vita e della salvezza! Ricordiamo, infine, il Papa e i gesuiti che dal nome di Gesù derivano il loro ordine religioso: quale nome migliore a cui affidarsi? La risposta sta nell’inno cristologico nella lettera ai Filippesi, che è capolavoro della teologia paolina, da meditare e pregare a lungo: affidiamoci quotidianamente al nostro Dio che non ha considerato tesoro geloso il suo essere Dio, ma si è abbassato, per condividere la sua vita insieme a noi (Filippesi 2, 5-11)!