15/01/2017 – 2ª Domenica dopo l’Epifania

“Il terzo giorno ci fu una festa di nozze a Cana di Galilea e c’era la madre di Gesù. Fu invitato alle nozze anche Gesù con i suoi discepoli. Venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: non hanno vino. E Gesù le rispose: donna che vuoi da me? Non è ancora giunta la mia ora. Sua madre disse ai servitori: qualsiasi cosa vi dica, fatela”. (Giovanni 2,1-11).
Nella mia vita posso solo immaginare la gioia del giorno delle nozze, pensare a cosa possa significare avere terminato il vino e provare gioia per aver ancora il vino buono per grazia! Non fatico quindi a capire perché le Scritture paragonino il Paradiso al banchetto a cui tutti siamo invitati; è anche facile capire perché nel mondo ebraico l’alleanza con Dio e il popolo sia spiegata tramite la metafora delle nozze, l’unione e la condivisione di due persone nell’amore. Nell’episodio evangelico “ è venuto a mancare il vino” (Giovanni 2,3). Il nostro bisogno di vino, cioè di pienezza, di amore trova compimento grazie a Dio che è Amore, alleato, Signore della vita. Ciascuno di noi ha diversi bisogni e un desiderio di avere “vita piena” non di cose, ma di senso, amore e gioia. E perciò non ci accontentiamo, cerchiamo segni che ci diano conferma della presenza e della bontà di Dio verso di noi: questi talvolta, avvengono nel silenzio, sono evidenti, ma non riconosciamo da dove arrivino, come l’invitato che ringrazia lo sposo per il vino buono tenuto alla fine. Ciò ci dice che abbiamo bisogno degli altri per renderci conto dei “miracoli” che viviamo nella nostra vita! Talvolta quando, invece, viene a mancare qualcosa di importante, dobbiamo ascoltare la voce di testimoni (questa volta è proprio la Madre che viene in soccorso: “qualsiasi cosa vi dica, fatela” Giovanni 2,5) che ci ricordano la necessità dell’affidamento e i motivi della speranza: ci viene chiesto di sperare l’impensabile (“nella speranza siamo stati salvati” Romani 8,24. “se speriamo ciò che non vediamo, lo attendiamo con perseveranza” Romani 8,25). Credo che qui si misuri la fede; il miracolo vero è la perseveranza nella fede e nel fare ciò che dice la Parola di Dio! Ma se non ci crediamo, rischiamo di perdere qualcosa, come forse è accaduto a Mosè e Aronne (Numeri 20,12)
Il vangelo delle nozze di Canaa ci racconta uno dei segni che manifestano Gesù Salvatore e Signore (“fu l’inizio dei segni compiuti da Gesù” Giovanni 2,11); la liturgia dell’Epifania ce li indicava: la stella che ha guidato i magi, la voce al battesimo al Giordano, l’acqua trasformata in vino, la moltiplicazione dei pani. Il Signore è attento ai nostri desideri (“colui che scruta i nostri cuori sa che cosa desidera lo spirito” Romani 8,27), ci risponde donandoci anche più del necessario, perché vuole la nostra gioia.
Riflettiamo in questa settimana su quale sia il fondamento della nostra speranza, se siamo capaci di perseveranza, se ci fidiamo veramente della Parola di Dio; pensiamo a cosa vediamo che ci manca e quali sono i nostri desideri; chiediamo ci se anche noi chiediamo a Dio dei segni o se la nostra fede è già salda.

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