23/07/2017 – 7ª Domenica dopo Pentecoste

“Sono pochi quelli che si salvano? Sforzatevi di entrare per la porta stretta.” (Luca 13,22-30).
Innanzitutto, l’insegnamento del Signore non è mai scollegato dal fine della sua vita, ricordato al primo versetto del Vangelo odierno (“passava insegnando per città e villaggi, mentre era in cammino verso Gerusalemme” Luca 13,22). Lui è venuto per donare la vita, e solo attraverso questo dono giunge a noi la salvezza. Oggi troviamo forse una delle questioni fondamentali: la domanda sulla salvezza. La risposta rievoca in me la piccola porta d’ingresso per la basilica della natività a Betlemme, che costringe chiunque voglia entrare ad abbassarsi e farsi piccolo. La salvezza non è a nostra misura, solo la grandezza di Dio la rende possibile, perché grande è il suo Amore verso di noi! Occorre per noi ribaltare le nostre idee: affidarci, ascoltare, camminare, operare secondo giustizia. Sappiamo bene il significato dell’ammonimento finale di Gesù: “ecco, vi sono ultimi che saranno primi e vi sono primi che saranno ultimi” (Luca 13,30), ovvero quelli che noi giudichiamo i migliori, famosi, arrivati al successo non si salveranno se avranno poggiato tutta la loro vita solo su se stessi e le proprie forze, ma gli ultimi, coloro che sono poveri, emarginati perché “inutili” o “diversi”, “peggiori”, se hanno seguito la logica del vangelo della pace, del perdono, della giustizia, se avranno posto la propria vita nelle mani di Dio, saranno salvi! È la fede che salva e che non fa differenza fra etnie, origine, ricchezza – sembra ricordarci la seconda lettura (Romani 3,29-31): “unico è Dio che giustificherà i circoncisi e gli incirconcisi per fede”. La prima lettura con il racconto della costruzione della stele in memoria dell’Alleanza ad opera di Giosuè e del capi delle 12 tribù rafforza il senso del Vangelo nel fare memoria, custodire il rapporto di fedeltà col Signore, nel farsi carico e segno di speranza per gli altri fratelli; “queste pietre dovranno essere un memoriale per gli Israeliti, per sempre” (Giosuè 4,7). Il Signore ci chiede oggi di fare memoria della salvezza che abbiamo già ricevuto nella Pasqua del Figlio Gesù, ci chiede di metterci in cammino per rispondere (essere responsabili – da respondeo) e accogliere questa salvezza, ci chiede di prenderci cura degli altri, perché attraverso le nostre opere ci possa riconoscere come suoi figli. Noi interroghiamoci su quali sono i nostri alibi, le scuse che ci mettiamo davanti per evitare di convertirci davvero, pensando che ci portano alla salvezza (“come Signore?! vado a messa tutte le domeniche, ho fatto la carità, ho aiutato il mio vicino, ho sopportato i miei figli, ho fatto il chierichetto, il catechista ….”). ripensiamo se le cose che facciamo sono fatte per dovere, per metterci la coscienza a posto o per amore di Dio e del prossimo …

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