25/06/2020 – Giovedì, Settimana della III dopo Pentecoste

Luca 6, 20a. 24-26
In quel tempo. Il Signore Gesù, alzàti gli occhi verso i suoi discepoli, diceva: «Guai a voi, ricchi, perché avete già ricevuto la vostra consolazione. Guai a voi, che ora siete sazi, perché avrete fame. Guai a voi, che ora ridete, perché sarete nel dolore e piangerete. Guai, quando tutti gli uomini diranno bene di voi. Allo stesso modo infatti
agivano i loro padri con i falsi profeti.

Credo che questo brano di Vangelo abbia la capacità di provocare una sorta di irritazione, poiché pare che tutto quanto sia umanamente piacevole o desiderabile porti alla nostra esistenza un sacco di guai; ancora una volta ci è chiesto di cambiare lo sguardo, spostare il “punto di vista”.

Questi versetti fanno parte dell’ampio “discorso della montagna” del quale abbiamo ascoltato tante volte le Beatitudini: mi è stato suggerito un parallelismo interessante, tra il decalogo dato a Mosè scendendo dal monte Sinai e questo elenco di “sarà beato chi”… Nel primo abbiamo una serie di cose che l’uomo non deve fare, nel secondo è Gesù che dice all’uomo cosa fare per essere felice.

Ma torniamo ai guai. La logica del Vangelo applicata alla nostra vita ci fa guardare oltre la realizzazione umana basata su potere, ricchezza, successo…e questo, credo, per due motivi: il primo è che il Signore ci ha messo nel cuore un desiderio di infinito, che nessuna realtà umana può colmare, ma che sempre riverbera di questo bisogno e ci spinge a desiderare qualcosa “oltre”; il secondo è che nel nostro tempo, così come nel resto della storia umana, il benessere di pochi si costruisce sulla povertà di molti, in una distribuzione assolutamente non equa della ricchezza.

Ecco dunque, come le beatitudini iniziano sottolineando il dono della povertà, così fortissimo è il richiamo di Gesù in questi versetti per ridestare la nostra responsabilità nei confronti di chi non ha ricevuto la nostra “fortuna umana”.

Lui, che è dono per eccellenza, sa che la nostra felicità può essere piena solo cercando di far felice il fratello, soprattutto il più povero. Questo è un anticipo di Paradiso!

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