01/07/2018 – 6ª Domenica dopo Pentecoste

“Nessuno conosce il Figlio se non il Padre e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo.” (Matteo 11, 27-30)

È evidente come la liturgia ci accompagni in questo periodo, passo passo, dentro la storia della salvezza. Dopo Abramo, ecco uno degli episodi fondamentali nella vita di Mosè: l’incontro con Dio nel roveto ardente, quel roveto che brucia ma non si consuma, come l’Amore di Dio per il suo popolo. “Ho osservato la miseria del mio popolo, ho udito il suo grido, conosco le sue sofferenze, sono sceso a liberarlo” (Esodo 3,7). La passione di Dio per Israele lo porta a muoversi, a scendere dentro la storia e agire per condurre il popolo a libertà, verso “una terra bella e spaziosa, dove scorrono latte e miele” (Es 3,8). È bella e vera la risposta di Mosè, che non si ritiene adeguato alla missione ricevuta e chiede per conto di chi deve compiere azioni al limite del pensiero umano (tornare dal faraone in Egitto da cui era fuggito e liberare Israele). Altrettanto stupenda la risposta di Dio: si presenta con il suo nome, come quel Dio che da sempre sta accompagnando Israele, poiché Dio di Abramo, di Isacco, di Giacobbe, “Dio di tuo padre”. “Io sono colui che sono… questo è il mio nome per sempre” (Es 3, 14-15). “Io sarò con te” (Es 3,12): questo è il messaggio e il desiderio di Dio rivelato a ciascuno di noi. Lui non ci lascia soli, mai, nemmeno nei nostri “deserti”.

È davvero misteriosa sapienza di Dio la salvezza. Già intuiamo qualcosa di quel Dio trinitario che possiamo conoscere pienamente solo nel Figlio, poiché ha scelto di rivelarsi tramite uomini concreti come Mosè, come Padre dei patriarchi, e farsi conoscere di generazione in generazione. Ad un certo punto della storia, allora, ci ha regalato proprio Suo Figlio con il quale ha condiviso la Passione per gli uomini, lo Spirito di Amore che ha guidato tutta la vita di Gesù, che lo ha unito intimamente al Padre tanto da pronunciare le parole del vangelo di oggi, in cui Gesù dimostra la consapevolezza di essere Figlio di Dio, del legame trinitario. Gesù libera anche noi dalla legge, da quel giogo che era diventato pesante e inadeguato, per condurci nella leggerezza della condivisione gioiosa della vita trinitaria di amore.

Siamo capaci di vivere relazioni basate sull’amore e non sulla legge? Giudichiamo o amiamo le persone che incontriamo? da questo si capisce in nome di quale Dio noi agiamo. Quale nome diamo al nostro Dio? È il Dio trinitario rivelato da Gesù?

Chiediamo anche oggi la consolazione dello Spirito di sapere che Lui è con noi tutti i giorni, sempre e ci vuole bene.

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