Nelle ultime due settimane sembra che il mondo della politica italiana si sia improvvisamente rianimato ed abbia trovato in quattro e quattr’otto la soluzione alla riforma della legge elettorale ed anche una accelerazione addirittura all’avvio della campagna elettorale. Si sentono circolare già date precise.
I cittadini “normali” si chiedono che cosa possa essere successo in quindici giorni per assistere ad una così rapida soluzione di problemi, irrisolti da anni e spesso frutto di colpi di maggioranza poco comprensibili, in un ottica che favorisca una vera partecipazione alla vita politica del nostro Paese.
Si scopre che il sistema applicato in Germania sembra essere la soluzione dei problemi. Chi scrive da tempo sostiene che questo rappresenta probabilmente un modello da prendere in seria considerazione, tenuto conto della geografia del sistema politico italiano, che non da ora, qualcuno (Aldo Moro in primis) aveva indicato come un sistema bloccato e incapace di una alternanza reale tra maggioranze nel governo del Paese.
É vero che il sistema maggioritario adottato a partire dal referendum Segni del 1988 ha dato dei risultati con la Legge Mattarella. Tuttavia le varianti a quella riforma, quella Calderoli e l’Italicum, hanno generato non solo problemi di assetto politico ma l’unico risultato che hanno prodotto é stato una verticale caduta della partecipazione politica alle elezioni, fatto salvo il referendum costituzionale del 2017 che ha portato alla fine ingloriosa del Governo Renzi.
Quello che preoccupa in questo frangente é la fretta. Mario Calabresi nel fondo di Repubblica di ieri (31 maggio) sottolinea i pericoli della fretta che mi sento di condividere. La fretta é il peggior nemico non solo del piacere ma del volere.
Le forze politiche, tutte, sono incapaci di fare una seria revisione del loro modo di stare nella vita politica di questo nostro Paese. Siamo riusciti a produrre una extra “parlamentarietà” dei leader politici, una classe politica che di fatto appartiene per la maggior parte alla burocrazia dello Stato (quanti hanno un lavoro proprio che li renda autonomi dalla politica?), una incapacità di guardare al Paese nel medio lungo periodo, un distacco abissale tra i governi e la gente comune (anche a livello regionale e comunale), una politica esclusivamente legata al culto dell’immagine e, potremmo continuare …
Non gloriamoci del fatto che siamo in buona compagnia con altre realtà in Europa e nel mondo e nemmeno giochiamo con la fatua speranza che si possono utilizzare i nuovi media per avere lo scettro del comando.
Più umiltà per favore! per costruire democrazia!!!