03/01/2019 – Giovedi nel Tempo di Natale

Luca 2,36-38

“Parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme”

Alle parole di Simeone (vv. 33-35) dure, di “contraddizione” e di “spada”, fanno seguito quelle di consolazione e gioia della profetessa Anna. In linea con la tradizione ebraica, il nome della sacerdotessa e dei suoi avi non sono privi di significato: Anna vuol dire “Dio fa grazia”, Fanuele “Dio è luce” e Aser “felicità”.

All’interno della pericope evangelica, la presenza di tali nomi illumina e immerge tutto nello splendore della grazia e della misericordia di Dio. Sì, il tempo messianico è tempo di luce piena! Anna viene presentata come fulgido esempio di vedova cristiana ovvero, usando le parole San Paolo, come colei che “ha messo la speranza in Dio e si consacra all’orazione e alla preghiera giorno e notte” (1Tm 5,5).
Guidata dallo Spirito Santo, Anna riconosce, oltre il velo della carne, in quel bambino portato da Maria al tempio, il Messia delle Scritture. La bellezza di questo incontro con il Dio bambino fa sciogliere la lingua della profetessa in un inno di lode e la spinge a parlare continuamente di Gesù a tutti quelli che aspettano “la redenzione di Gerusalemme” (v. 38).

Un ultimo aspetto è la centralità del tempio di Gerusalemme, luogo in cui si intrecciano la contraddizione nei confronti di Gesù e l’accoglienza nella fede, la condanna e la salvezza, la caduta e la risurrezione.

Concedi anche a noi, Signore, lo sguardo di fede di Anna, uno sguardo capace di scorgere dietro un gesto umano ed umile, come quello di un bambino nelle braccia di sua madre, la presenza del Salvatore del mondo.

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