05/07/2020 – 5ª Domenica dopo Pentecoste

Luca 9, 57-62

In quel tempo. Mentre camminavano per la strada, un tale disse al Signore Gesù: «Ti seguirò dovunque tu vada». E Gesù gli rispose: «Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo». A un altro disse: «Seguimi». E costui rispose: «Signore, permettimi di andare prima a seppellire mio padre». Gli replicò: «Lascia che i morti seppelliscano i loro morti; tu invece va’ e annuncia il regno di Dio». Un altro disse: «Ti seguirò, Signore; prima però lascia che io mi congedi da quelli di casa mia». Ma Gesù gli rispose: «Nessuno che mette mano all’aratro e poi si volge indietro è adatto per il regno di Dio.

 

Alla prima lettura, tutte le volte, queste parole risultano strane e incomprensibili: ‘ma come? Il Signore è diventato insensibile? Lui che sempre consola e si fa vicino, come può dire certe cose e pretendere questo da noi?’

Certo, tante volte constatiamo che seguire Gesù richiede scelte davvero difficili, contro il nostro stesso cuore, contro ciò che umanamente è normalissimo. Eppure, non è che Lui ci chieda di fare qualcosa di sbagliato o non voglia il nostro bene…

Credo che il significato vada cercato sotto un’altra luce, o meglio, è ciò che colgo ora: in ogni circostanza della vita, anche la più dura e terribile, anche la meno comprensibile dal punto di vista umano, si nasconde una possibilità di amicizia e salvezza per noi, stando con il Signore e seguendo il suo esempio.

La sua vicinanza ci fa sperare nell’in-sperabile! Gesù ci fa sempre una promessa di felicità e gioia!

Talvolta è difficile crederlo perché non vediamo nulla davanti a noi…e le condizioni ci sembrano davvero avverse, impossibili a volte … eppure… Eppure in quelle condizioni di uomo anziano, sterile, nomade, Abramo ha ricevuto una Buona Parola e si è fidato, ha giocato tutto e ha ascoltato quella voce di Dio che lo ha spinto ancora una volta fuori dalla sua terra, dalla sua casa, dalla sua vita sterile, perché potesse diventare “una grande nazione e una benedizione” (cfr. Genesi 11,1-2).

La paradossalità della scelta di Abramo e Sara sembra essere sottolineata anche nella lettera agli Ebrei: “partì senza sapere dove andava” e “sebbene fuori dall’età” (Eb 11,8.11).

Il nostro Dio, Padre di Gesù, è ritenuto “degno di fede”, la sua promessa appare credibile, Lui è affidabile! E non dobbiamo dimenticare che “la prova” sta in Gesù Risorto e nella presenza dello Spirito che opera grandi cose (sempre lo dobbiamo tenere a mente in questo periodo estivo, in realtà periodo dopo Pentecoste).

“La fede è fondamento di ciò che si spera e prova di ciò che non si vede” (Eb 11,1): non è quindi un salto nel buio per noi, fortunati a venire dopo Abramo, dopo la storia di Israele, dopo Gesù, dopo gli apostoli….direi piuttosto che è una “scelta di campo”, che richiede di decidere da che parte stare: se quella di chi si fida di un Dio buono e grande nell’amore oltre l’immaginabile o sperabile oppure dare ascolto a chi ci abbindola anche ai nostri giorni con vuoti giri di parole, ma non si muove di una virgola nei nostri confronti, non dedica 1 minuto del suo tempo per noi, per gli ultimi, per gli altri ma avanza solo grandi proclami.. lo ricorda anche papa Francesco ai giovani che chi regala la felicità a basso prezzo, ci sta fregando…

Quello che c’è di bello del brano di Vangelo di oggi sono i 3 inviti fatti ad “un tale o un altro”: ci leggo dentro una possibilità data davvero a tutti di seguire Gesù, ognuno di noi ha la sua possibilità e la sua chiamata! Gesù ci prova con tutti!

Nonostante tutte le mie fatiche, le mie paure per il domani, i miei peccati, le fragilità, scelgo con fiducia di affidarmi a Dio, certa del Bene che mi vuole, regalandomi ogni giorno incontri semplici e speciali e persone che mi vogliono bene davvero, anche se io non ci avevo scommesso nulla! Questi sono testimoni di una vita buona possibile, nella semplicità e nella profondità del volersi bene e dell’offrire la vita per gli altri!

Ti chiedo, Signore, ancora una volta di rifarmi la promessa di felicità, non facendomi mancare segni della tua presenza provvidente, soprattutto in quei momenti dove davvero sembra più facile non sperare nulla.

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