05/01/2017

“Gesù intanto, visto Natanaèle che gli veniva incontro, disse di lui: «Ecco davvero un Israelita in cui non c’è falsità». Natanaèle gli domandò: «Come mi conosci?». Gli rispose Gesù: «Prima che Filippo ti chiamasse, io ti ho visto quando eri sotto l’albero di fichi». Gli replicò Natanaèle: «Rabbì, tu sei il Figlio di D-o, tu sei il re d’Israele!»”
(Giovanni 1,43-51).
Quello che ci racconta l’Evangelo di Giovanni di oggi é uno degli incontri più emblematici tra Gesù e i suoi discepoli. É l’incontro tra Gesù e Natanaele, meglio conosciuto con il nome di Bartolomeo.
É Filippo che presenta Natanaele a Gesù. Questo fatto ci aiuta a collegare l’altro incontro tra Andrea che presenta Pietro a Gesù.
La particolarità dell’incontro tra Natanaele e Gesù é data dal fatto che Gesù vede prima Natanaele mentre é sotto l’albero del fico. Il fico é uno dei più importanti frutti della Terra Santa. Il fatto che Gesù abbia visto Natanaele sotto l’albero del fico ci fa pensare che Natanaele fosse intento alla lettura della Torah e ai testi messianici. Non sono particolari di poco conto. Natanaele é un israelita in ricerca e in cui non c’é falsità, dice Gesù.
É altrettanto emblematica la situazione in cui viene visto il discepolo, al punto che ci conferma come Natanaele fosse una persona ben istruita (forse uno scriba), ma una persona in grande attesa del Messia. La risposta alla chiamata é altrettanto simile a quella di Pietro: tu sei il Figlio di D-o, il re d’Israele. Dallo scetticismo Natanaele diventa discepolo.
É straordinaria questa affermazione perché riconosce in Gesù la regalità, ovvero il massimo che si può dire di una persona, quale Figlio di D-o.
Potessimo anche noi riconoscere il Signore ogni volta che leggiamo la Scrittura, la Parola che anima il nostro esistere! Natanaele ci insegna quanto sia importante la Parola di D-o nella nostra vita di credenti.
Una vita spirituale va coltivata partendo dalla Parola che é lo strumento principale attraverso il quale il Signore comunica con noi. Impegniamoci a dare tempo e spazio all’ascolto e alla meditazione. É questo uno stile che ci aiuterà ad amare di più la nostra vita e quella di chi ci sta accanto e ad amare, come ci ricorda la 1ª Lettera di Giovanni (3,11-21): ‘Figlioli, non amiamo a parole né con la lingua, ma con i fatti e nella verità.’

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