07/06/2019 – Venerdì della 7ª di Pasqua

Giovanni 16, 5-11
In quel tempo. Il Signore Gesù disse ai suoi discepoli: «Ora vado da colui che mi ha mandato e nessuno di voi mi domanda: “Dove vai?”. Anzi, perché vi ho detto questo, la tristezza ha riempito il vostro cuore. Ma io vi dico la verità: è bene per voi che io me ne vada, perché, se non me ne vado, non verrà a voi il Paràclito; se invece me ne vado, lo manderò a voi. E quando sarà venuto, dimostrerà la colpa del mondo riguardo al peccato, alla giustizia e al giudizio. Riguardo al peccato, perché non credono in me; riguardo alla giustizia, perché vado al Padre e non mi vedrete più; riguardo al giudizio, perché il principe di questo mondo è già condannato».

Il brano del Vangelo di oggi si apre con Gesù che rivolge ai discepoli delle parole che ci suonano un po’ dure. Li rimprovera infatti perché non solo non si interrogano su dove stia andando, ma anche perché “la tristezza ha riempito il loro cuore”. I discepoli sembrano quasi essere più preoccupati di essere lasciati soli da Gesù che dalla sua morte.Gesù, allora, spiega ai suoi discepoli, anche se con parole a tratti difficili da comprendere fino in fondo, che è necessario che Lui salga al Padre perché possa scendere su di loro il Paràclito, ossia lo Spirito Santo, che in altre traduzioni è chiamato anche il Consolatore. E la discesa dello Spirito Santo renderà i discepoli capaci di testimoniare l’amore di Dio a chi è nel peccato, con la consapevolezza di essere tutti fratelli e sorelle amati dal Padre.E noi, quando ci troviamo in una situazione di abbandono, in qualsiasi forma, di cosa ci preoccupiamo? Sappiamo vivere le situazioni di difficoltà con lo spirito dei cristiani che sanno portare la Parola là dove si crea lo spazio per farlo? Sappiamo accompagnare chi è nel peccato nello spirito della correzione fraterna?

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