07/06/2017

“Alla risurrezione, quando risorgeranno, di quale di loro sarà moglie? Poiché tutti e sette l’hanno avuta in moglie». Rispose loro Gesù: «Non è forse per questo che siete in errore, perché non conoscete le Scritture né la potenza di Dio? Quando risorgeranno dai morti, infatti, non prenderanno né moglie né marito, ma saranno come angeli nei cieli.” (Marco 12,18-27).
Gesù viene sottoposto a provocazioni e interrogativi pressoché quotidiani in tutta la sua missione. L’Evangelo di Marco di oggi ci presenta la questione posta dai sadducei sulla resurrezione.
É la storia paradossale, ripresa nel libro di Tobia (3,1-11.16-17), di una vedova che sposa sette mariti i quali non hanno eredi. La domanda alla resurrezione é: di chi sarà moglie?
Gesù di fronte a questa provocazione risponde con un richiamo molto forte: non strumentalizziamo la potenza di D-o. D-o é altro da noi e non é nemmeno pensabile costruire categorie umane e appiccicarle al Buon D-o.
La resurrezione ci pone in una dimensione altra rispetto al nostro percorso umano. Nella resurrezione dai morti non si va per categorie. La presenza di D-o ci apre una visione comunitaria nuova che va oltre quella umana.
Essere angeli nei cieli vuol dire scoprire una presenza spirituale nuova, riconoscere il Signore della vita in una modalità nuova, libera dai vincoli umani. Il Buon D-o sa raccogliere dalla vita umana il meglio di quello che siamo e viviamo.
La provocazione dei sadducei però ci lascia l’amaro in bocca. C’é una pretesa che non ha senso e che strumentalizza errino la vita umana.
Un sano timore di D-o dovremmo anche noi considerarlo, per il rispetto che é dovuto verso l’Altro da noi!

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