09/07/2019 – S.S. Agostino Zhong e compagni

Luca 7, 1-10
Quando ebbe terminato di rivolgere tutte le sue parole al popolo che stava in
ascolto, Gesù entrò in Cafàrnao. Il servo di un centurione era ammalato e stava per morire. Il centurione l’aveva molto caro. Perciò, avendo udito parlare di Gesù, gli mandò alcuni anziani dei Giudei a pregarlo di venire e di salvare il suo servo. Costoro, giunti da Gesù, lo supplicavano con insistenza: «Egli merita che tu gli conceda quello che chiede – dicevano -, perché ama il nostro popolo ed è stato lui a costruirci la sinagoga». Gesù si incamminò con loro. Non era ormai molto distante dalla casa, quando il centurione mandò alcuni amici a dirgli: «Signore, non disturbarti! Io non sono degno che tu entri sotto il mio tetto; per questo io stesso non mi sono ritenuto degno di venire da te; ma di’ una parola e il mio servo sarà guarito. Anch’io infatti sono nella condizione di subalterno e ho dei soldati sotto di me e dico a uno: «Va’!», ed egli va; e a un altro: «Vieni!», ed egli viene; e al mio servo: «Fa’ questo!», ed egli lo fa». All’udire questo, Gesù lo ammirò e, volgendosi alla folla che lo seguiva, disse: «Io vi dico che neanche in Israele ho trovato una fede così grande!». E gli inviati, quando tornarono a casa, trovarono il servo guarito.

Un episodio di fede grande, di fiducia incondizionata, di affidamento totale. Un
centurione, non appartenente al popolo ebraico, al popolo che ha avuto la
rivelazione dell’Antico Testamento, ha sentito parlare di Gesù e ha creduto. La
sua fede non è nemmeno nata da un incontro diretto con la persona di Gesù,
non è nato dal suo sguardo (che ricorre spesso in Luca), ma dalla testimonianza di altro, da qualcuno che gli avrà raccontato i prodigi fatti da Gesù.

Il centurione è, dunque, un uomo che vive tutta la sua esistenza affidandosi. È un uomo che sa mettere l’altro (il servo malato), e non se stesso, al centro. È un uomo che ha capito la forza della Parola di Gesù (“dì una parola e il mio servo sarà guarito”).

E Gesù si accorge immediatamente della fede che abita ne suo cuore e per questo lo guarisce! Non fa il miracolo perché se lo merita, come chiedono i servi (ha costruito una sinagoga), ma perché ha visto la sua grande fede! A Gesù non importa che sia un centurione romano, perché per Gesù non ci sono differenze e, soprattutto, la fede può nascere dappertutto, anche dove meno te lo aspetti, perché è un dono di grazia!

Una fede grande, in un cuore umile (non si ritiene degno di accogliere Gesù
nella sua casa). Un fede grande, ma discreta. Una fede che sa andare all’essenziale: chiede a Gesù la guarigione del servo perché ha capito il rapporto tra Gesù e Dio, perché ha intuito che Dio Padre è un Dio che ama l’uomo. Quale figura può essere più bella per descrivere il credente?

Com’è la mia fede? Quando prego, quando chiedo qualcosa al Signore, lo faccio
con affidamento sincero? Ho un atteggiamento umile o chiedo credendo di “meritarmi” qualcosa dal Signore, come nella logica dei servi del do ut des?

Mi faccio carico della preghiera di intercessione per chi mi è accanto? Per il mondo? Per la pace? Credo davvero che la sua Parola sia efficace? Che sia in grado di cambiare le cose?

O Spirito Santo,
Amore che procede dal Padre e dal Figlio,
a te affido il mio presente, il mio passato, il mio futuro,
i miei desideri, le mie scelte, le mie decisioni, i miei affetti,
tutto quanto mi appartiene e tutto ciò che sono.
Tutti coloro che incontro, che penso, che conosco, che amo
e tutto ciò con cui la mia vita verrà a contatto.
Amen

Articolo precedente09/07/2019 – Martedì della 14ª Settimana del Tempo Ordinario
Articolo successivo10/07/2019 – Mercoledì della 14ª Settimana del Tempo Ordinario