10/05/2019 – Venerdì della 3ª Settimana di Pasqua

“Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui. Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia me vivrà per me.” (Giovanni 6,52-59).

L’Evangelo che meditiamo quest’oggi scombina completamente i nostri piani. Questo lungo discorso di Gesù nella sinagoga di Cafarnao, si conclude con un paradosso.

Il miracolo del pane che ha sfamato tanta gente é al centro della riflessione di Gesù. Il Maestro arriva a dire che deve essere mangiata la sua carne e bevuto il suo sangue per avere la vita.

É un’immagine forte quella di Gesù che non può essere letta se non in chiave spirituale e teologica.

Mangiare la carne e bere il sangue del Figlio dell’Uomo significa appartenere totalmente a Lui, aderire al suo progetto di vita, fondato sulla misericordia e sull’amore.

Quando si ama una persona, si vuole appartenere totalmente alla sua vita, essere dentro ai suoi pensieri, al suo vissuto, al suo cuore.

In queste poche righe dell’Evangelo Gesù condensa il senso della sequela e del cammino che seguirà.

Attraverso quest’immagine paradossale Gesù chiede una adesione non superficiale, ma concreta, reale, senza se e senza ma.

Appartenere al Signore é la chiave di volta della nostra conversione e del nostro cammino di credenti.

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