12/02/2023 – Penultima Domenica dopo l’Epifania – della “Divina Clemenza”

Gv 8, 1-11

In quel tempo. Il Signore Gesù si avviò verso il monte degli Ulivi. Ma al mattino si recò di nuovo nel tempio e tutto il popolo andava da lui. Ed egli sedette e si mise a insegnare loro.

 

 

Allora gli scribi e i farisei gli condussero una donna sorpresa in adulterio, la posero in mezzo e gli dissero: «Maestro, questa donna è stata sorpresa in flagrante adulterio. Ora Mosè, nella Legge, ci ha comandato di lapidare donne come questa. Tu che ne dici?». Dicevano questo per metterlo alla prova e per avere motivo di accusarlo.

 

 

Ma Gesù si chinò e si mise a scrivere col dito per terra.

 

Tuttavia, poiché insistevano nell’interrogarlo, si alzò e disse loro: «Chi di voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di lei». E, chinatosi di nuovo, scriveva per terra.

 

Quelli, udito ciò, se ne andarono uno per uno, cominciando dai più anziani.

 

 

Lo lasciarono solo, e la donna era là in mezzo. Allora Gesù si alzò e le disse: «Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?». Ed ella rispose: «Nessuno, Signore». E Gesù disse: «Neanch’io ti condanno; va’ e d’ora in poi non peccare più»

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Oggi la Chiesa ci fa sostare sulla Misericordia o divina clemenza: direi che è l’ultimo modo con cui Dio si manifesta, forse il più scomodo, per noi sicuramente, perchè ci costringe a fare i conti con noi stessi. Perché non basta riconoscere genericamente che “siamo tutti peccatori”, come d’altra parte suggerisce questo episodio famoso dell’adultera, ma occorre che ciascuno di noi si metta realmente di fronte a Gesù coi propri peccati.

Di recente mi è capitato di averne combinata “una grossa” senza intenzione, ma per alcuni giorni l’altra persona volutamente non mi ha degnato di uno sguardo!

Ebbene Lui invece guarda oltre, anzi in basso per terra stavolta, forse Lui nella sua immensa bontà non ci “vuole umiliare guardandoci male” …il male c’è, noi lo commettiamo, IO lo compio, ma Lui ci dà occasione teneramente di rendercene conto e pentirci.

Gesù è venuto e viene per dirci che lo sguardo del Padre è clemente, perdona, ridona dignità, rialza chi è caduto, ci sostiene e ci vuole bene lo stesso!

Se Lui, che può, non condanna la donna peccatrice, nemmeno noi dovremmo permetterci di condannare i nostri fratelli che commettono peccati.

Con la misura con cui giudichiamo saremo giudicati, o più banalmente, rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori.

 

Oggi vorrei riuscire a fermarmi in preghiera su questo passaggio del Padre Nostro, che Gesù ci ha insegnato perchè noi comprendessimo che siamo fratelli, che dovremmo sostenerci e non giudicarci, provare ad avere il suo stesso sguardo clemente, perché in fondo se a noi fa bene ricevere un’altra possibilità, per com-passione e fraternità dovremmo fare uguale con gli altri.

“Lui ci dona le parole essenziali per vivere! Nessuno può vivere senza pronunciare le parole “scusa”, “grazie”….”

Davvero la pace si inizia a costruire se impariamo a guardarci, stimarci, sostenerci da fratelli e sorelle, tutti figli e figlie dell’unico Padre! 

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