12/04/2019 – Venerdì della 5ª di Quaresima

feria aliturgica

AI PIEDI DELLA CROCE

Presso la croce di Gesù sta sua madre, con altre donne e con l’anonimo discepolo amato da Gesù. I Dodici erano fuggiti tutti, Pietro aveva tentato di seguire Gesù nella passione ma poi l’aveva addirittura rinnegato, aveva confessato di riconoscere se stesso ma non Gesù (cf. Gv 18,15-27). Ma Gesù ora è in croce come re, regna come Kýrios.

Da lì “vede la madre” (cf. Gv 19,26). L’aveva vista a Cana, all’inizio del suo ministero (cf. Gv 2,1-12), e la ritrova qui, alla fine, alla croce: “stabat Mater dolorosa iuxta crucem lacrimosa, dum pendebat Filius”. Sta, in una postura che la rende significativa, rappresentativa, figura simbolica della Chiesa. Gesù la vede nella sua qualità di figlia di Sion, di madre del Messia, e accanto a lei il discepolo amato, anonimo, perché ogni cristiano, ognuno di noi possa identificarsi con lui.

In quell’ora, sulla croce, Gesù dà vita alla Chiesa che sarà sempre l’insieme dei discepoli da lui amati, uniti alla madre dei credenti, in modo tale che ciascuno di noi nella Chiesa si senta amato, senta nella Chiesa una madre, e la Chiesa a sua volta ami i discepoli di Gesù come figli e figlie, e mai si comporti da matrigna!

“Donna, ecco tuo figlio” (Gv 19,26), sono le parole che Cristo dice sempre alla Chiesa, chiedendole di annoverare in sé ogni discepolo che Lui chiama. “Poi disse al discepolo: “Ecco tua
madre’” (Gv 19,27), ovvero, “tu, discepolo, accetta la Chiesa, la comunità cristiana, come una madre”.

Sì, questa è un’ecclesiologia “altra”, una visione diversa della Chiesa nell’esistenza cristiana. “E da
quell’ora il discepolo la prese tra le sue proprie cose”.

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