12/10/2022 – S. Edvige e Beato Carlo Acutis

Lc 21, 20-24

In quel tempo. Il Signore Gesù disse: «Quando vedrete Gerusalemme circondata da eserciti, allora sappiate che la sua devastazione è vicina. Allora coloro che si trovano nella Giudea fuggano verso i monti, coloro che sono dentro la città se ne allontanino, e quelli che stanno in
campagna non tornino in città; quelli infatti saranno giorni di vendetta, affinché tutto ciò che è
stato scritto si compia.

 

 

In quei giorni guai alle donne che sono incinte e a quelle che allattano, perché vi sarà grande calamità nel paese e ira contro questo popolo. Cadranno a fil di spada e saranno condotti prigionieri in tutte le nazioni; Gerusalemme sarà calpestata dai pagani finché i tempi dei pagani non siano compiuti».

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Con il linguaggio dei profeti e con immagini tipiche dell’Antico Testamento, Gesù continua in questo brano il discorso escatologico che occupa tutto questo capitolo 21.

I discepoli avevano vantato la bellezza e la grandiosità del tempio di Gerusalemme, ma il Signore ne predice la distruzione, come era in Isaia 5, 5-6 (la mia vigna verrà calpestata. La renderò un deserto). Infatti Gerusalemme sarebbe stata distrutta circa quarant’anni dopo dall’esercito romano; in quella occasione i cristiani per salvarsi erano fuggiti nella Transgiordania.

Anche a noi sembra oggi di essere messi di fronte a un futuro minaccioso; ci sembra che il male prevalga sul bene, che prevalgano guerre, ingiustizia e cattiveria, che tutto vada verso il peggio. Ma Gesù ai discepoli aveva detto poco prima: “Non vi terrorizzate”, ed è l’invito che rivolge anche a noi: la sua salvezza non mancherà.

Oggi noi siamo nella condizione del contadino della parabola, che vede crescere insieme grano e zizzania. Questo della presenza del male insieme al bene resta per noi un mistero, di cui solo il Signore conosce il senso. Restano le parole di Gesù che ci richiama, qualche
versetto dopo (v.28), ad alzare il capo “perchè la vostra liberazione è vicina”.

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