Marco 8, 1-9
“In quei giorni, poiché vi era di nuovo molta folla e non avevano da mangiare, il Signore Gesù chiamò a sé i discepoli e disse loro: «Sento compassione per la folla; ormai da tre giorni stanno con me e non hanno da mangiare. (…) Domandò loro: «Quanti pani avete?». Dissero: «Sette». Ordinò alla folla di sedersi per terra. Prese i sette pani, rese grazie, li spezzò e li dava ai suoi discepoli perché li distribuissero; ed essi li distribuirono alla folla. (..) Mangiarono a sazietà e portarono via i pezzi avanzati: sette sporte. Erano circa quattromila. E li congedò.”
Alla folla basta stare con lui. Passano i giorni, ascoltarlo è così entusiasmante che non sentono nemmeno fame.
Gesù sente compassione per la folla, si preoccupa per quelle persone, delle quali conosce la condizione: non sono loro a rivolgersi a lui, ma è lui a fare qualcosa per loro. Tutto parte da lui.
Gesù non agisce direttamente: chiama in causa i suoi discepoli: confida loro i suoi pensieri, presenta le condizioni della folla, i suoi timori per il loro rientro alle case.
Ai discepoli sembra impossibile rispondere alla fame della folla: la folla è molta, sono in un deserto: per quanto li riguarda, resta senza risposte la domanda: “Come?”.
Gesù invece chiede “Quanti pani avete”. Non prende avvio da quello che manca, ma da quello che c’è. Anzi da quello che i discepoli hanno: per loro era troppo poco: impensabile incominciare da quello per risolvere la situazione. Invece per Gesù è un punto di partenza sufficiente.
Ai discepoli spetta ricevere da Gesù e distribuire. È il loro ruolo: fare da collegamento, prendere da Lui e portare alla folla. Non è loro l’iniziativa, ma collaborano, eseguando quello che il Signore li invita a fare.
Il risultato è una grande abbondanza: mangiano a sazietà, anzi, avanzano cibo.
Sono saziati dal cibo così come prima erano saziati dallo stare con lui.
È messo in evidenza il segno eucaristico: prese il pane, rese grazie, li spezzò, li dava ai suoi discepoli.
Chi ama, non sente la fatica di stare con la persona amata; noi riconosciamo addirittura che non solo non sente fame, ma al contrario a chi fa la prima esperienza dell’innamoramento manca persino l’appetito.
Chi ama si accorge che la persona amata ha bisogno di qualcosa, e sente di dover rispondere lui in prima persona e procurarle ciò di cui ha bisogno.
Chi ama è cosciente dei propri limiti, ma dà quel poco che ha, lo dà tutto.
Chi ama vuole addirittura esagerare, dare anche più di quello che sarebbe necessario, senza misura e chi è amato sente che l’amore che riceve è più grande di lui, delle sue forze.
Questo amore esagerato è l’Eucarestia. Lì lo incontriamo, lì siamo saziati con abbondanza.