13/04/2018 – 2ª Settimana dopo Pasqua – S. Martino I

“Dopo queste cose, Gesù andò con i suoi discepoli nella regione della Giudea, e là si tratteneva con loro e battezzava. Anche Giovanni battezzava a Ennòn, vicino a Salìm, perché là c’era molta acqua; e la gente andava a farsi battezzare. Giovanni, infatti, non era ancora stato gettato in prigione.
Nacque allora una discussione tra i discepoli di Giovanni e un Giudeo riguardo alla purificazione rituale. Andarono da Giovanni e gli dissero: «Rabbì, colui che era con te dall’altra parte del Giordano e al quale hai dato testimonianza, ecco, sta battezzando e tutti accorrono a lui». Giovanni rispose: «Nessuno può prendersi qualcosa se non gli è stata data dal cielo. Voi stessi mi siete
testimoni che io ho detto: «Non sono io il Cristo», ma: «Sono stato mandato avanti a lui». Lo sposo è colui al quale appartiene la sposa; ma l’amico dello sposo, che è presente e l’ascolta, esulta di gioia alla voce dello sposo. Ora questa mia gioia è piena. Lui deve crescere; io, invece, diminuire». (Giovanni 3, 22-30)

“Ora questa mia gioia è piena. Lui deve crescere….”
Gesù e Giovanni stanno entrambi battezzando. Giovanni è ancora nel pieno della sua attività, sta battezzando, non è ancora stato gettato in prigione e molta gente va da lui. Tuttavia egli ha ben presente che il suo compito sta per finire, il suo essersi fatto voce per la conversione ha creato quello spazio in cui la Parola può manifestarsi e così sta facendo Gesù dando inizio al suo ministero.
Tale spazio non è liberato una volta per sempre, ma ogni giorno può essere occupato dai nostri dubbi, dalle incomprensioni verso un agire troppo differente dalle nostre logiche, e questo lo dimostrano i discepoli di Giovanni che si rivolgono a lui cercando di instillargli dei sospetti verso l’attività di Gesù.
La libertà di Giovanni è dimostrata dall’aver capito che egli era lo strumento che preparava la strada, nonostante il consenso che si era creato e l’autorevolezza della sua parola, non si è mai sostituito al messaggio. Si è sempre identificato in colui che indicava la strada e mai con la strada. Questa consapevolezza lo porta a vivere nella libertà il suo servizio, libertà che gli permette di leggere con lucidità l’origine della potenza della parola del Signore. Parola che non nasce da Gesù, ma che gli è stata donata dal Padre. Se Giovanni ha narrato Gesù, Gesù ha narrato il Padre.
Libertà e gioia dunque scaturiscono dalla capacità di Giovanni di accettare chi lui è: l’amico dello sposo. Amicizia nella quale può diminuire e trovare in questo una gioia piena. Questa è l’ultima testimonianza di Giovanni prima del suo martirio: un amore più grande di ogni proprio progetto.

Lo Spirito del Signore Risorto ci doni questa consapevolezza e libertà. così sia!

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