13/08/2017 – 10ª Domenica dopo Pentecoste

“Ma venuta una vedova povera, vi gettò due monetine che facevano un soldo. (…) Questa vedova, così povera, ha gettato nel tesoro più di tutti gli altri. Tutti infatti hanno gettato parte del loro superfluo. Lei invece nella sua miseria vi ha gettato tutto quello che aveva, tutto quanto aveva per vivere.” (Marco 12,41-44).
Davvero ricca la mensa della Parola di oggi, tocca diverse questioni, tutte importanti, legate al filo rosso di Dio. Innanzitutto la carità: essa è segno dell’amore di Dio e verso il prossimo, altro non può essere, di sicuro non sfoggio di sé né della propria generosità. Possiamo provare a rispondere alla carità che Dio per primo ha verso di noi, che è la sua fedeltà e mantenimento della promessa dell’Alleanza (1Re 8, 23), solo dando “tutto ciò che abbiamo, tutto quanto abbiamo per vivere”, che alla fine è restituzione del dono ricevuto. Offerta della nostra vita.
Una seconda tematica è proprio il Tempio che al tempo di Gesù conteneva ancora l’Arca dell’Alleanza, la Torah, le leggi del Signore, dunque dimora e presenza di Dio che aveva accompagnato gli israeliti dall’Egitto verso Israele, ponendo la sua tenda (Shekina) in mezzo al popolo: il Tempio è casa di Dio. Ora Tempio di Dio è Gesù, in Lui abita la pienezza della divinità, Lui è Emmanuele, il Dio-con-noi; Dio si è fatto uomo, mistero dell’Incarnazione. Ma non è tutto! Ci ricorda san Paolo, “non sapete che siete tempio di Dio e che lo Spirito abita in voi? Perché santo è il tempio di Dio che siete voi” (1Corinti 3,16-17). Ciascuno di noi può fare spazio e Dio nella sua vita e diventare luogo della Sua presenza. E allo stesso modo possiamo incontrare Dio negli altri! Soprattutto in coloro che sono “poveri”, ma donano tutta la loro vita in nome del Signore, non offrono il superfluo, si affidano completamente, non tengono nulla solo per sé, non calcolano un margine di sicurezza privata!
Infine, la prima lettura (1 Re 8,15-30) ci ricorda la nostra costante tentazione di “costruirci un Dio su misura”, di rinchiuderlo nei nostri schemi, addirittura dentro le chiese, pensando che sia affare dei preti, invece Salomone intuisce la grandezza del Signore che è un Dio che perdona e ascolta le suppliche (1Re 8, 28-30), le invocazioni dell’uomo che a Lui si rivolge: Lui mette in opera per primo il precetto dello Shema’ (Ascolta!).
In questi giorni vediamo se riusciamo a contemplare e benedire Dio con le parole di Salomone “Non c’è un Dio come te!” (1Re 8,23). Riflettiamo in questo periodo di riposo e vacanza: Veramente Dio è di casa? Quale posto occupa Dio nella mia giornata? Cosa chiedo nella preghiera? Credo che Dio ci ascolta? So quanto vale la mia vita? Mi ricordo che dal Battesimo anch’io sono dimora dello Spirito e chiamato alla santità? Le scelte che faccio sono all’altezza di quel che valgo? Un ultimo pensiero e incoraggiamento va a tutti i laici di AC, che su questo brano evangelico porteranno avanti il loro cammino di fede per il prossimo anno pastorale!

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