14/01/2020 – Martedì della 1ª Settimana dopo l’Epifania

Mc 1,14-20

In quel tempo. Dopo che Giovanni fu arrestato, il Signore Gesù andò nella Galilea, proclamando il vangelo di Dio, e diceva: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel vangelo». Passando lungo il mare di Galilea, vide Simone e Andrea, fratello di Simone, mentre gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. Gesù disse loro: «Venite dietro a me, vi farò diventare pescatori di uomini». E subito lasciarono le reti e lo seguirono. Andando un poco oltre, vide Giacomo, figlio di Zebedeo, e Giovanni suo fratello, mentre anch’essi
nella barca riparavano le reti. E subito li chiamò. Ed essi lasciarono il loro padre Zebedeo nella barca con i garzoni e andarono dietro a lui.

Dopo il Battesimo di Gesù (letto nella liturgia domenicale) e l’inizio, quindi, della sua vita pubblica, viene oggi ricordato l’arresto di Giovanni, prima della chiamata dei primi discepoli; quasi la liturgia ci volesse suggerire che la chiamata dei Dodici è per una pienezza di vita, ma non per una vita semplice.

Nel Battesimo di Gesù viene ribaltata ogni logica umana (Dio che si fa battezzare da un uomo) e nel brano di oggi si rammenta che Giovanni, il precursore, il profeta, il testimone ha pagato con la vita la sua ricerca della verità.
A questo sono chiamati Simone, Andrea, Giacomo, Giovanni e ciascuno di noi: a dare senso alla loro esistenza alla sequela di Gesù.

Quali gli elementi della sequela? Convertirsi(abbandonare la propria logica per abbracciare la logica di Gesù e della sua Parola), credere alla Buona Notizia (che possiamo frequentare quotidianamente nella lettura delle Scritture), stare “dietro” a Gesù (Lui è il maestro e lui indica la via e non siamo noi a dover imporre i nostri progetti e le nostre idee su di Lui) e, infine, lasciare le reti (cioè saper discernere ciò che è davvero essenziale nella nostra vita, per la costruzione del Regno, e ciò che non lo è.)

Il tutto avvenne “mentre gettavano le reti in mare”: non solo la chiamata avviene nella semplicità di una giornata apparentemente qualunque, ma ogni giornata qualunque può diventare occasione per convertirsi, per ripartire, per riscoprire chi è Gesù e per desiderare di essere sempre più simili a Lui.
Traendo spunto da un commento dei Carmelitani, “Gesù ci viene a chiamare là dove siamo per tirar fuori umanità da noi stessi e dalle persone che incontriamo. Umanità: in questo mondo sempre più insensibile e brutale i cristiani devono eccellere nel vivere le qualità che contraddistinguono e nobilitano la razza umana. Per farlo, però, occorre che noi abbandoniamo qualcosa, che lasciamo quelle reti che ci tengono prigionieri e che ci impediscono di crescere, che smettiamo di riparare ciò che ci imprigiona e ci impedisce di essere davvero liberi. Poi ci chiede di convertirci”

Convertirsi – nell’originale greco- è proprio un cambio di mentalità: A chi appartiene il mio cuore? Verso quali modelli indirizzo la mia vita? Da quali atteggiamenti è determinato il mio comportamento? C’è qualcosa che devo cambiare nella mia vita per essere più vicino all’annuncio evangelico? Oriento le mie scelte alla luce della Parola di Dio?”

Dal Salmo 138
Signore, tu mi scruti e mi conosci,
tu sai quando seggo e quando mi alzo.
Penetri da lontano i miei pensieri,
mi scruti quando cammino e quando riposo.
Ti sono note tutte le mie vie;
la mia parola non è ancora sulla lingua
e tu, Signore, già la conosci tutta.
Alle spalle e di fronte mi circondi
e poni su di me la tua mano.
Stupenda per me la tua saggezza,
troppo alta, e io non la comprendo.
Dove andare lontano dal tuo spirito,
dove fuggire dalla tua presenza?
Se salgo in cielo, là tu sei,
se scendo negli inferi, eccoti.

(..) Ti lodo, perché mi hai fatto come un prodigio;
sono stupende le tue opere,
tu mi conosci fino in fondo.

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