14/04/2019 – Domenica delle Palme

“Mentre egli avanzava, stendevano i loro mantelli sulla strada. Era ormai vicino alla discesa del monte degli Ulivi, quando tutta la folla dei discepoli, pieni di gioia, cominciò a lodare Dio a gran voce per tutti i prodigi che avevano veduto, dicendo: «Benedetto colui che viene, il re, nel nome del Signore. Pace in cielo e gloria nel più alto dei cieli!».” (Luca 19,28-49).

La liturgia di questa Domenica delle Palme che ci introduce nella Settimana Santa per i fedeli cristiani, ci dà l’opportunità di meditare e riflettere su due importanti passaggi della vita di Gesù: il suo ingresso trionfale a Gerusalemme e la sua Passione e morte in Croce.

La Parola dell’Evangelo di Luca ci mette di fronte ad un paradosso. Da un lato l’accoglienza della gente e il riconoscimento “regale” dei segni compiuti da Gesù. Il Maestro venuto dalla Galilea, viene riconosciuto come colui che ha manifestato la presenza di D-o e che é re, nel nome del Signore.

Dall’altro la clamorosa e vergognosa sua fine per opera della stessa gente che lo ha accolto e che, fomentata, dalle autorità del Tempio, lo condanna per essersi fatto Figlio di D-o.

Chi ascolta la Parola in questa Domenica, la domanda più semplice che si pone é: come é potuto accadere tutto questo? Uno stile meditativo e silenzioso può aiutarci ad entrare anche noi tra gli spettatori in questo cammino di Gesù.

Dall’Evangelo dell’ingresso di Gesù a Gerusalemme e dalla Passione possiamo cogliere alcune “eccedenze’, cioè alcuni fatti che descritti delineano una dimensione di un oltre spirituale per la nostra vita.

Ne citiamo solo alcune perché ciascuno, meditando, ne potrà scoprire altre.

All’ingresso di Gesù ad un certo punto si racconta: “Alcuni farisei tra la folla gli dissero: «Maestro, rimprovera i tuoi discepoli». Ma egli rispose: «Io vi dico che, se questi taceranno, grideranno le pietre».” É il rimprovero per la gioia che i discepoli esprimono perché Gesù viene riconosciuto per la sua regalità. L’eccedenza é nella risposta di Gesù. Non si può tacere perché la regalità del Figlio di D-o fa parlare perfino le pietre. Chi é stato a Gerusalemme capisce questa espressione: sono le pietre che parlano del D-o della vita.

Nell’Evangelo della Passione Gesù eleva due volte il calice. Una prima volta perché non berrà più del frutto della vite ed una seconda perché é il calice contiene il segno del vino, del sangue della nuova Alleanza. Questa seconda eccedenza ci aiuta a capire che la fede che professiamo é il frutto di un gesto d’amore inaudito. Gesù ha donato il sangue, ovvero la sua vita, per amore di tutti noi.

Una terza eccedenza é espressa dal secondo condannato a morte con Gesù che si pente per gli errori commessi e chiede a Gesù, che non ha fatto niente di male, di ricordarsi di lui quando entrerà nel suo regno. É clamorosa questa richiesta per una persona che nel morire chiede perdono e riconosce la sua pochezza, la sua inconsistenza, la sua povertà e bassezza.

Gesù muore in croce ma la sua fine é segnata da questo ultimo gesto d’amore: “saremo” con lui nel paradiso. Il paradiso viene citato una sola volta negli Evangeli, proprio nell’Evangelo di Luca. Forse non é un caso.

Buona settimana Santa.

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