14/08/2019 – S. Sempliciano

In quel tempo. Il Signore Gesù aggiunse: «Ebbene, io vi dico: chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. Perché chiunque chiede riceve e chi cerca trova e a chi bussa sarà aperto. Quale padre tra voi, se il figlio gli chiede un pesce, gli darà una serpe al posto del pesce? O se gli chiede un uovo, gli darà uno scorpione? Se voi dunque, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro del cielo darà lo Spirito Santo a quelli che glielo chiedono!». Luca 11, 9-13

Nel cammino di Gesù verso Gerusalemme, i suoi discepoli Lo vedono spesso sostare in preghiera e, colpiti dal suo modo particolare di pregare, gli chiedono di insegnare loro a fare lo stesso. A tale richiesta Gesù consegna non solo ai dodici, ma anche a noi e a tutta l’umanità, la sua personale e confidente preghiera al Padre.

Poi, però, sottolinea una dinamica fondamentale di questo dialogo filiale. Si tratta di un duplice movimento che i verbi ripetuti nel passo evangelico odierno ci indicano.
Noi solitamente “chiediamo” a Dio: è la preghiera di supplica, che pare siamo autorizzati a rivolgere con insistenza. È come se Gesù ci dicesse: “Dovete osare nelle vostre richieste!”. Dall’altra parte c’è, invece, la dinamica del Padre, che è quella del donare. I conti sembrerebbero tornare: noi chiediamo e Dio ci esaudisce.

Eppure spesso ci sembra di chiedere, con una certa insistenza, ma di non avere risposta.
Le parole che oggi Gesù ci rivolge ci riportano alla giusta prospettiva.
La questione essenziale è allenare il nostro cuore a chiedere ciò che veramente è prezioso e dà la pienezza di vita: lo Spirito.
Dio Padre desidera che arriviamo a chiedere, ma prima ancora a desiderare la piena comunione con Lui, perché sa che lì è la nostra felicità.
Tante volte non risponde alle nostre richieste per educarci a purificarle, per farci arrivare “alla richiesta”, al desiderio di Dio, alla comunione con Lui.

Signore, insegnaci a pregare.
Dacci la capacità di aprirci alla tua parola
perché penetri in profondità
e raggiunga le ultime radici.
(da “Signore, insegnaci a pregare” di G. Vannucci)

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