14/07/2017 – San Camillo de Lellis

“Ma, quando vi consegneranno, non preoccupatevi di come o di che cosa direte, perché vi sarà dato in quell’ora ciò che dovrete dire: infatti non siete voi a parlare, ma è lo Spirito del Padre vostro che parla in voi.” (Matteo 10,16-23).
L’Evangelo che la liturgia della Parola ci offre oggi prosegue l’insegnamento di Gesù ai discepoli su come vivere il momento della missione e l’annuncio della lieta notizia e della conversione al Signore.
La missione ha dei rischi. Sono rischi che non hanno bisogno di calcoli strategici. Sono le condizioni, purtroppo, dell’essere incompresi e del subire vessazioni e perfino torture. Oggi la tortura peggiore per l’evangelizzazione é certamente l’indifferenza e il non ascolto, nemmeno di una buona parola o di una consolazione.
Gesù però nel passo evangelico ci offre tre atteggiamenti di fondo nel vivere la missione. Sono tre atteggiamenti per vivere la nostra fede.
Innanzitutto bisogna essere prudenti, ovvero molto attenti nel dire e nel fare, pronti anche a ritirarsi se questo può servire.
Bisogna essere semplici: non occorrono costruzioni strategiche. La missione chiede la conversione del cuore che va nella profondità dell’animo umano.
Ed infine bisogna essere perseveranti, instancabili nel testimoniare il bene e l’amore di cui il Buon D-o ci ha circondato nella nostra vita.
Gesù invita i suoi a continuare la missione anche di fronte alle condanne, alle persecuzioni, al sentirsi odiati ed emarginati. Non ci mancherà la parola per difenderci, nemmeno il sostegno, perché in ogni caso il Signore sarà sempre con noi.
Tutte queste annotazioni dell’Evangelo di oggi ci aiutano a ricaricarci, con coraggio, della forza della presenza del Signore nella nostra vita. La nostra fede sarà rafforzata nella missione.

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