15/02/2023 – Mercoledì della 6ª Settimana del Tempo Ordinario

“Allora prese il cieco per mano, lo condusse fuori dal villaggio e, dopo avergli messo della saliva sugli occhi, gli impose le mani e gli chiese: «Vedi qualcosa?». Quello, alzando gli occhi, diceva: «Vedo la gente, perché vedo come degli alberi che camminano».” (Marco 8,22-26).

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L’esperienza di vita di una persona cieca è immersa nell’oscurità. E nell’oscurità si annida il distacco da ciò che non si può percepire. Bisogna essere accompagnati e vivere se non riconoscendo le cose con il tatto.

Ed è in questo contesto di solitudine fisica che si inserisce la guarigione del cieco nato da parte di Gesù: non è un castigo vivere la cecità. Per questo Gesù aiuta il cieco gradualmente a vedere, a rivedere la luce, pregando D-o, e riconoscendo un segno di misericordia.

Noi abbiamo bisogno di luce e di misericordia. Riconosciamo così il Signore. Anzi sia nella cecità, sia vedendo abbiamo la necessità di sentirci accompagnati.

Immagine: Gesù guarisce cieco nato di autore non conosciuto

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