15/07/2019 – San Bonaventura

Luca 8,4-15

In quel tempo. Poiché una grande folla si radunava e accorreva a lui gente da ogni città, il Signore Gesù disse con una parabola: «Il seminatore uscì a seminare il suo seme. Mentre seminava, una parte cadde lungo la strada e fu calpestata, e gli uccelli del cielo la mangiarono. Un’altra parte cadde sulla pietra e, appena germogliata, seccò per mancanza di umidità. Un’altra parte cadde in mezzo ai rovi e i rovi, cresciuti insieme con essa, la soffocarono. Un’altra parte cadde sul terreno buono, germogliò e fruttò cento volte tanto». Detto questo, esclamò: «Chi ha orecchi per ascoltare, ascolti!». I suoi discepoli lo interrogavano sul significato della parabola. Ed egli disse: «A voi è dato conoscere i misteri del regno di Dio, ma agli altri solo con parabole, affinché “vedendo non vedano e ascoltando non comprendano”. Il significato della parabola è questo: il seme è la parola di Dio. I semi caduti lungo la strada sono coloro che l’hanno ascoltata, ma poi viene il diavolo e porta via la Parola dal loro cuore, perché non avvenga che, credendo, siano salvati. Quelli sulla pietra sono coloro che, quando ascoltano, ricevono la Parola con gioia, ma non hanno radici; credono per un certo tempo, ma nel tempo della prova vengono meno. Quello caduto in mezzo ai rovi sono coloro che, dopo aver ascoltato, strada facendo si lasciano soffocare da preoccupazioni, ricchezze e piaceri della vita e non giungono a maturazione. Quello sul terreno buono sono coloro che, dopo aver ascoltato la Parola con cuore integro e buono, la custodiscono e producono frutto con perseveranza».

Se stai leggendo queste righe, vuol dire che nel tuo cuore c’è sete di Parola di Dio e ciò è buono, ma…questa parabola ci dice che questo non basta. Occorre allenarsi al vero ascolto, perché il seme della Parola fruttifichi in noi, facendoci simili a Lui.

Ho scoperto che nella tradizione contadina ebraica, il seminatore prima getta il seme e poi ara il campo. Anche Gesù ci ricorda che il seme è sempre lo stesso ed è dato in abbondanza ad ogni terreno. Dio da’ credito ad ogni vita! Perché il seme dia frutto, però, è necessaria una gestazione e qui entra in gioco la nostra libertà a lasciarsi fecondare la vita dalla Parola.

Ma come può accadere? Il seme caduto sulla strada è la nostra pretesa di capire tutto e subito, ma questo sappiamo che non è possibile nè con la Parola di Dio, nè con quello che ci succede nella vita! Il nostro povero cervello non può contenere il Mistero di Dio, quindi: fiducia in Lui, umiltà e pazienza!

Il seme caduto sui sassi è quando governiamo la nostra vita “con la pancia”: grande entusiasmo in certi momenti (che pure è importante!) ma che, quando la Parola e la vita chiedono la fatica e il sacrificio che ci purifica e ci fa andare in profondità, mettendo salde radici… molliamo tutto! La Parola e la vita non fanno sconti, quindi: perseveranza e fedeltà!

Il seme che cade sui rovi è quando mettiamo come prioritarie le nostre aspettative e i nostri progetti, nel rapporto con Dio e con le persone. La Parola di Dio invece è “oltre” e ci viene incontro in modi e tempi che non sono i nostri, spiazzandoci sempre! A volte occorre fare tagli, rinunce, accettare cambiamenti di programmi perché la Parola è viva e può sorprenderci ogni volta, anche attraverso spaccature dolorose in cui irrompe la Grazia!

Il seme dentro di sé ha la potenza del germoglio: Dio crede in noi e attende il sì del nostro terreno a farsi grembo verginale come quello di Maria che non ha capito tutto subito, ma che ha custodito in sé, accettando che una spada le trafiggesse l’anima e che si è lasciata sorprendere, gustando la vera gioia che si è fatta canto nel Magnificat.

Anche tu ed io siamo preziosi agli occhi di Dio!

Maria, aiutaci a diventare seme per generare gioia e bellezza in noi e nel mondo! Amen!

 
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