15/03/2017

“In quel tempo, mentre saliva a Gerusalemme, Gesù prese in disparte i dodici discepoli e lungo il cammino disse loro: «Ecco, noi saliamo a Gerusalemme e il Figlio dell’uomo sarà consegnato ai capi dei sacerdoti e agli scribi; lo condanneranno a morte e lo consegneranno ai pagani perché venga deriso e flagellato e crocifisso, e il terzo giorno risorgerà». (Matteo 20,17-28).
É un annuncio sconcertante quello che Gesù fa ai suoi discepoli prima di salire a Gerusalemme. Dovrà essere consegnato, condannato, flagellato, crocefisso e risorgere dopo tre giorni. Ancora una volta il suo annuncio é purtroppo inascoltato. Anzi perfino la madre di Giacomo e Giovanni si intromette e arriva a chiedere al Maestro un atto di premura verso i suoi figli. E che atto di premura! Far sedere nel regno i suoi figli uno alla destra e uno alla sinistra.
Purtroppo non possiamo dire che sia solo insipienza o irriverenza quella che riscontriamo nel passo evangelico di oggi. É l’incapacità di capire che il messaggio di Gesù va in una direzione totalmente diversa.
Il regno dei cieli non é quello di guardare ad un D-o che domina, che assume una regalità trionfante. Il D-o di Abramo, di Isacco, e dì Giacobbe, il D-o di Mosè e di Elia é il Padre della Misericordia, di ciò che é piccolo, dei poveri, degli ultimi. É il Signore che cerca l’uomo per liberarlo e salvarlo. É il Signore che ci invita a non fare del male ma a fare del bene, ad amare e, come ci ricorda l’Evangelo, ad essere servitori gli uni degli altri. É questo perché il servizio riscatta la vita dal potere, dal possesso e dalla forza del male che é insito nella fragilità umana.
In questo tempo di Quaresima proviamo a sperimentare il servizio, anche semplice, come scelta di conversione.

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