“E tu, Cafàrnao, sarai forse innalzata fino al cielo? Fino agli inferi precipiterai! Perché, se a Sòdoma fossero avvenuti i prodigi che ci sono stati in mezzo a te, oggi essa esisterebbe ancora! Ebbene, io vi dico: nel giorno del giudizio, la terra di Sòdoma sarà trattata meno duramente di te!” (Matteo 11,20-24).
Gesù ha indicato ai suoi discepoli il senso della sequela e le conseguenze del cammino missionario. Per la prima volta infatti ha parlato di portare la croce. Di fronte a queste affermazioni i discepoli con ogni probabilità sono rimasti senza parole.
Nella narrazione di Matteo, c’é poi uno stacco che riguarda Giovanni Battista, il quale chiede a Gesù se é lui il Messia. Gesù risponde e loda la presenza e la missione del Battista ma nello stesso tempo ribalta la prospettiva alla folla che lo ascolta: Giovanni Battista é un grande profeta ma il più piccolo nel regno dei cieli é più grande di lui.
Non si capirebbero gli “anatemi” di Gesù rivolte alle città, senza capire i riferimenti di Gesù sul Battista e sulla sua richiesta di conversione.
Nonostante i miracoli che sono stati compiuti, nonostante l’attenzione che Gesù e i discepoli hanno dato a Corazin, Betsaida, Cafarnao, la gente non si é convertita. Anzi ha ancora dubbi, ha pretese. Pensa che tutto si risolva alla vecchia maniera, onorando D-o con la bocca e le parole e non con il cuore.
Con Cafarnao Gesù é particolarmente duro. Ha avuto più fede il centurione romano di tutta la gente nonostante i miracoli che Gesù ha compiuto. E per questo di Cafarnao non resterà nulla e precipiterà negli inferi.
Drammatica questa affermazione di Gesù.
In fondo che cosa sono le città, se non dei luoghi della vita comunitaria nei quali la gente sperimenta un minimo di solidarietà? Non é questa la base per riscoprire la presenza del Signore?
A noi é chiesto proprio questo di riconoscere la presenza del Signore nei prodigi e nei miracoli di cui siamo capaci nella vita quotidiana.