17/05/2019 – Venerdì della 4ª di Pasqua

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Giovanni 7, 25-31

In quel tempo. Alcuni abitanti di Gerusalemme dicevano: «Non è costui quello che cercano di uccidere? Ecco, egli parla liberamente, eppure non gli dicono nulla. I capi hanno forse riconosciuto davvero che egli è il Cristo? Ma costui sappiamo di dov’è; il Cristo invece, quando verrà, nessuno saprà di dove sia». Gesù allora, mentre insegnava nel tempio, esclamò: «Certo, voi mi conoscete e sapete di dove sono. Eppure non sono venuto da me stesso, ma chi mi ha mandato è veritiero, e voi non lo conoscete. Io lo conosco, perché vengo da lui ed egli mi ha mandato». Cercavano allora di arrestarlo, ma nessuno riuscì a mettere le mani su di lui, perché non era ancora giunta la sua ora. Molti della folla invece credettero in lui, e dicevano: «Il Cristo, quando verrà, compirà forse segni più grandi di quelli che ha fatto costui?»

Gesù si trova a Gerusalemme per la festa delle capanne e parla liberamente alla folla, non si preoccupa dei pericoli e continua ad annunciare la salvezza.
Noi abbiamo il coraggio di annunciare la Parola apertamente?

“Costui sappiamo di dov’è. Il Cristo quando verrà nessuno saprà di dove sia” Un altro passo del vangelo ci ricorda “non è forse costui il falegname, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo (mc 6,3)”.
Gli stereotipi, i pregiudizi, le etichette non ci permettono di riconoscere Gesù, la Parola non scalda più il cuore, è una cosa già sentita.
La Parola che ascoltiamo è sempre nuova o siamo ormai abituati e non suscita più alcuna
emozione?

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