“Un’altra parte cadde sul terreno buono, germogliò e fruttò cento volte tanto».” (Luca 8,4-15).
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La parabola del seminatore che getta il seme in varie circostanze, sulla strada, sulle pietre, sui rovi ed in fine sul terreno buono, ci aiuta a fare un serio discernimento interiore.
In fondo il seminatore semina con fiducia e attende con pazienza affinché il seme, la Parola del Signore, si incunei nella vita umana.
A quali rischi va incontro il seminatore quando semina?
Il primo rischio è seminare la Parola sulla strada. Chi ascolta però è avvinto dal male e trascura il senso della Parola.
Il secondo rischio è seminare la Parola sulle pietre. Chi ascolta non cerca di andare in profondità e, pur accogliendo con gioia la Parola, resta in superficie.
Il terzo rischio è seminare la Parola sui rovi. Chi ascolta si lascia prendere dalle preoccupazioni del mondo e viene soffocato.
Qualcuno si chiederà: il seme buono perché è buono? Il seme è buono perché lascia che la Parola penetri nella vita e sia portatrice di misericordia, di amore e di pace.
Potremmo anche affermare con responsabilità che noi vogliamo essere seme buono perché solo il seme buono può cambiare il mondo. Nella vita bisogna essere umili, perseveranti, capaci di custodire e curare!
Potremmo anche dire che, da collaboratori del Signore, possiamo diventare seminatori. Forse potremmo allora capire la fatica del seminare e di attende da parte del Buon D-o!