17/02/2017

“Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia e del Vangelo, la salverà.” (Marco 8,34-9,1).
Alla conclusione del capitolo ottavo di Marco, Gesù pone l’attenzione dei suoi discepoli sul tema sequela. Che cosa significa seguirlo? La condizione di fondo che Gesù pone a metà del cammino é pregnante: rinnegare se stessi e prendere la croce.
É una richiesta, se pensiamo bene, molto esigente e dura, difficile da accettare. E peraltro Gesù é stato chiaro con i suoi discepoli: la prospettiva é soffrire, morire e resuscitare. Pietro che riconosce in Gesù il Cristo, abbiamo visto ieri che non ha capito niente del messaggio.
Gesù non usa mezzi termini: seguirlo significa rinnegare se stessi e prendere, con lui, la croce. Solo così la vita che sembra perduta si riconquista, per Cristo e la sua Parola, l’Evangelo.
Ma l’Evangelo di Marco di oggi non si ferma qui. Ci presenta altre due sottolineature.
Innanzitutto che cosa siamo noi uomini e donne: padroni di noi stessi e della nostra vita? Abbiamo visto la pretesa di coloro che hanno costruito la Torre di Babele (Genesi 11,1-9). Guadagnare il mondo e poi perdere la vita? La vita che é il bene più prezioso che abbiamo?
E poi se pensiamo di vergognarci del messaggio e della presenza di Gesù, il risultato é scontato: D-o stesso si vergognerà di noi e ci considererà minimi. Dobbiamo avere timore di D-o quando accampiamo pretese! Ma forse dobbiamo avere timore anche quando accampiamo pretese verso l’altro da noi!
C’é infine una grande consolazione e una grande speranza: seguire Gesù ci dà la possibilità di contemplare il Buon D-o per la vita eterna.
Che cosa ci resta, allora? Signore aiutaci ad essere umili e non avere pretese!

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