18/08/2018 – Sabato della 12ª Settimana dopo Pentecoste

“Pietà di me Signore, figlio di Davide!” (Matteo 15,21-28).

Sono parole pronunciate da una donna pagana in situazione di estrema difficoltà. Intuisce nella persona di Gesu’ il salvatore finale. Ma Gesu’ all’inizio mostra una diffidenza e durezza impropria. La donna ha una fede forte che supera le barriere degli uomini. Sta riponendo una grande fede in Gesu’ ed è mossa da un amore grande grande. Non si da’ per vinta. Ha percorso un cammino lungo e questo presuppone una fede sincera e concreta, tanto che arriva a chiedere, a supplicare e ad invocare Gesù di guarire sua figlia, con una briciola della Sua grazia, come se fosse un cane che lecca sotto al suo tavolo.

Gesu’ nel suo infinito amore “accoglie “ la richiesta della donna. Noi riusciamo a chiedere, con
la stessa fede e lo stesso amore, di guarire i nostri fratelli o ci fermiamo a giudicarli? Noi non siamo migliori di nessuno. Abbiamo tante colpe, pregiudizi, e commettiamo tanti errori. Impariamo a cogliere la positivita’ e a perseguire i giusti insegnamenti.
Da questo episodio del Vangelo possiamo trarre l’invito ad avere quell’atteggiamento interiore di “apertura “ verso tutti, credenti o no, cioè disponibilità e accoglienza senza riserve verso tutti gli uomini.

Non respingermi dalla tua presenza
e non privarmi del tuo Santo Spirito.
Rendimi la gioia di essere salvato,
sostieni in me un animo generoso. (sal 50)

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