18/11/2022 – Dedicazione delle Basiliche dei S.S. Pietro e Paolo apostoli

“In quel tempo, Gesù, entrato nel tempio, si mise a scacciare quelli che vendevano, dicendo loro: «Sta scritto: “La mia casa sarà casa di preghiera”. Voi invece ne avete fatto un covo di ladri». Ogni giorno insegnava nel tempio. I capi dei sacerdoti e gli scribi cercavano di farlo morire e così anche i capi del popolo; ma non sapevano che cosa fare, perché tutto il popolo pendeva dalle sue labbra nell’ascoltarlo.” (Luca 19,43-45).

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Dal pianto di Gesù guardando Gerusalemme allo scacciare i mercanti dal Tempio: questo è il passaggio cruciale che Gesù compie per adempiere alla sua missione di conversione ed annuncio della presenza del Padre misericordioso.

Il Tempio non può essere un luogo dove mercanteggiare la fede nel Signore. Il Tempio è luogo di preghiera, é luogo di meditazione della Parola, è il luogo del sacrificio liturgico, é il luogo del dialogo con D-o.

Le autorità religiose al tempo di Gesù non sanno che cosa fare perché Gesù scombina i piani, é riconosciuto dal popolo per le sue opere che sono opere di salvezza. Di fatto Gesù toglie gli spazi di una religiosità che di fatto ha la pretesa di ingabbiare perfino D-o.

L’attualizzazione di questo passo evangelico mette a dura prova la nostra concezione dei luoghi sacri della nostra fede. Le nostre chiese, meglio sarebbe dire le nostre comunità, sono luoghi di preghiera? La nostra fede comunitaria esprime concretamente i desideri del Signore?

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