19/03/2017 – 3ª Domenica di Quaresima

“In quel tempo. Il Signore Gesù disse a quei Giudei che gli avevano creduto: «Se rimanete nella mia parola, siete davvero miei discepoli; conoscerete la verità e la verità vi farà liberi».” (8,31-59).
Il Vangelo di Giovanni non è mai facile, da capire, figuriamo da vivere! Eppure abbiamo sentito questo brano molte volte, ma la questione è davvero centrale per un cammino di conversione: a chi diamo ascolto? Di chi ci consideriamo figli? Ne va della nostra vita, della nostra libertà, della fede.
I giudei avevano creduto a Gesù! e Gesù chiede loro di restare saldi alla sua parola. Mi chiedo: perché è così difficile per loro capire? Credo che qui il punto dolente è la loro (e nostra!) presunzione di sapere. Gesù chiede loro l’ascolto, la fedeltà, l’azione di vita coerente con le parole ascoltate, Parole che arrivano dal cuore del Padre. Gesù è venuto per farci conoscere la volontà di Dio che è Padre e che non si stanca di amare i suoi figli. “Il figlio resta sempre (nella casa del Padre)” (Gv 8, 35): Gesù è sempre fedele a Suo Padre, in lui non c’è spazio per un’altra parola, quella che divide, quella che inganna, quella che assoggetta, quella del diavolo. La sua vita si conforma a quella di Dio; dice Gesù “Io lo conosco e osservo la sua parola” (Giovanni 8,55).
I Giudei protagonisti nel Vangelo di oggi sembrano in netta contrapposizione alla fede di Abramo raccontata da Paolo che ci ricorda anche la giustizia, la benedizione e la figliolanza di Abramo: “come Abramo ebbe fede in Dio e gli fu accreditato come giustizia, figli di Abramo sono quelli che vengono dalla fede … In te saranno benedette tutte le nazioni … Il giusto vivrà per fede.” (Galati 3,6-14). La stessa fede che ha mosso Mosè all’incontro personale con il Dio liberatore che chiede di diventare Alleato “ecco io stabilisco un’alleanza” (Esodo 34,10); Mosè ha ricevuto la Legge, primo passo per essere alleati con Dio, quella legge, se il cui significato non si comprende, che rischia di diventare una catena. È Gesù che ci aiuta a interpretare la Parola di Dio, Lui stesso è Parola vivente di Dio, ci ha mostrato la Sua Verità, cosa significa essere figlio, ricevere da Dio e donare a ciascuno amore. “Cristo ci ha riscattati dalla maledizione della legge perché in Cristo Gesù la benedizione di Abramo passasse ai pagani e noi, mediante la fede, ricevessimo la promessa dello Spirito” (Galati 3,13-14).
Diciamocelo, nessuno di noi saprebbe rispettare la legge alla perfezione, tutti noi siamo peccatori, rischieremmo quindi di essere tutti schiavi del peccato… a meno di affidarci all’amore misericordioso del Padre e al Figlio che, unico, gli è rimasto fedele fino alla morte di croce, dove è avvenuto il nostro riscatto. La nostra libertà è resa possibile dall’amore di Dio; noi siamo liberi davvero quando, rispondendo all’amore di Dio, siamo in grado di amare gli altri, come Lui ci ha amato, perché non rispettiamo solo un precetto, ma siamo entrati nella vita divina, come un figlio impara a vivere guardando alla vita del padre.
Per non fare in modo che restino parole astratte, domandiamoci se ascoltiamo veramente le parole di Dio e se da esse ci lasciamo cambiare oppure seguiamo altri modelli nella nostra vita, riflettiamo sulla nostra presunzione di essere a posto, perché ci sembra di credere in Dio, andare a Messa, essere buoni cristiani della domenica. È ora di rimettere mano alla nostra fede, di rivedere la nostra relazione con Dio si basa sulla fiducia o sul rispetto di una regola. Chiediamoci anche se la Verità del vangelo a volte ci turba e ci sentiamo chiamati in causa tanto dal desiderare di “mettere a morte “ Gesù anche noi e fare di testa nostra.

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