“In quel tempo, Pietro si avvicinò a Gesù e gli disse: «Signore, se il mio fratello commette colpe contro di me, quante volte dovrò perdonargli? Fino a sette volte?». E Gesù gli rispose: «Non ti dico fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette.»” (Matteo 18,21-35).
Quanto lontani siamo dal solo comprendere il valore del perdono nel nostro vivere quotidiano! Eppure Gesù alla domanda ‘quantitativa’ di Pietro, quante volte bisogna perdonare, risponde con un qualcosa di smisurato e senza limite: sempre!
E per questo motivo racconta una parabola che ci lascia l’amaro in bocca se consideriamo il comportamento del servo al quale viene condonato un debito di diecimila talenti, una cifra iperbolica e, al contrario, questo tale non riesce a perdonare un collega di una cifra miserrima: cento denari.
Quello che ci deve scandalizzare non é la nostra incapacità di non saper misurare in modo equo il peso delle cose. Semmai dobbiamo capire davvero quanto piccoli diventiamo nel non cogliere il valore profondo di ciò che significa misericordia.
Sappiamo che perdonare non é facile specie se si subisce un torto che ci ferisce mortalmente. Tuttavia il Signore non usa quantificare il peso del perdono, ci chiede prima di tutto lo sforzo di chiederci che significato ha il prezzo di amare nella nostra vita. E se ci pensiamo proprio l’amore non ha limiti, non si può quantificare. E l’unica differenza che possiamo praticare per scegliere di amare sul serio é quella di perdonare.
Facciamo in modo, in questo tempo di Quaresima, di vivere il perdono partendo dalla nostra vita familiare.