26/12/2017 – S. Stefano – II Giorno dell’Ottava di Natale

“Quindi i figli sono liberi. Ma per evitare di scandalizzarli…” (Matteo 17, 24-27)

Quanto ricca la Parola di oggi! Mi coinvolge sempre molto la vicenda di Stefano, “pieno di grazia e potenza” (Atti 6,8), non solo perché martire, non solo perché dopo “il dolce e buon Natale” la Chiesa ci propone la fine tragica di questo giusto…noi cristiani sappiamo bene che non ci fermiamo “all’atmosfera delle luci, dei regali, della musichetta”, secondo quanto “le favole” di oggi ci vorrebbero far passare come il “senso del Natale”. (cfr. 2 Timoteo 4, 4: gli uomini si circonderanno di maestri secondo i propri capricci, rifiutando di dar ascolto alla verità per perdersi dietro alle favole”). Stefano mi richiama alla testimonianza, da “figlio di Dio”: ha dato la sua vita per Gesù, che ieri abbiamo celebrato nel giorno della sua Incarnazione. È venuto al mondo per stare con noi, a volerci bene nell’amore e così ci ha salvato dalle nostre paure, solitudini, miserie, cattiverie, ma non “perché tutti possiamo essere più buoni” e basta, anzi perché possiamo dare la nostra vita per gli altri, come Stefano, che è morto “al modo di Gesù”. (Atti 7, 59-60: Signore accogli il mio spirito; Signore non imputare loro questo peccato. Detto questo, morì).
Oggi domina il contrasto: tra un Natale pagano e un Natale cristiano, tra la vita donata da Stefano e Saulo che “approvava la sua uccisione” (Atti 8,1). Eppure Saulo è quello stesso autore della seconda lettera a Timoteo che dice di aver combattuto una battaglia, di aver conservato la fede, di avere solo la “corona di giustizia” ricevuta da Dio (“Stefano” significa in greco “corona”!): sappiamo la grande trasformazione di vita operata per Grazia di Dio in Paolo, “piccolo” (in latino Paulus) eppure grande teologo missionario apostolo, anche se non è stato diretto discepolo di Gesù, ma chiamato personalmente, proprio mentre “cercava di distruggere la Chiesa: entrava nelle case, prendeva uomini e donne e li metteva in carcere” (Atti 8, 3) sulla via di Damasco.
Se Gesù nel Vangelo sembra essere ancora cauto e non voler compiere gesti radicali per non suscitare scandalo, dopo la sua morte e resurrezione, questo timore è finito nei suoi testimoni, che non hanno paura di rischiare la propria vita in nome di Gesù.
Ecco, questo sia, di nuovo, l’augurio per vivere bene il Natale oggi: “ti scongiuro, annuncia la Parola, insisti al momento opportuno e non opportuno, ammonisci, rimprovera, esorta con ogni magnanimità e insegnamento” (2Tm 4,2)

E noi? “opponiamo resistenza allo Spirito” (Atti 7,51)? Riusciamo a contemplare Gesù alla destra del Padre (Atti 7,55)? Siamo almeno convinti di voler essere testimoni (non tanto di riuscirci)? Lo Spirito è grande e guida la Chiesa: dalla dispersione a causa della persecuzione, permette ai discepoli di diffondere la Parola nelle altre regioni. Anche noi non lasciamoci abbattere dalle difficoltà, dalle chiusure, dalle opposizioni ma affidiamoci allo Spirito che guida!

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