26/02/2017 – Ultima Domenica dopo l’Epifania

“Quando era ancora lontano, suo padre lo vide, ebbe compassione, gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò. (….) Egli si indignò e non voleva entrare. Suo padre allora uscì a supplicarlo: Figlio, tu sei sempre con me, ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”. (Luca 15,11-32)
Non si può fare un commento breve per la liturgia di oggi, impossibile, meriterebbe un’esegesi approfondita per la ricchezza della parabola del Padre misericordioso e della lettura di Osea, tuttavia devo anche rilevare che non c’è niente di più bello di dovermi ricredere per qualcosa che ho detto, soprattutto se è la Parola che me lo fa fare! Dicevo che dopo la Resurrezione e il perdono non c’era niente di più sorprendente, beh, la lettera ai Romani ci ricorda che alla fonte del perdono c’è l’amore di Dio Padre che ci ha inviato il Figlio, rendendo possibile ciò che umanamente è impossibile! Ho aggiunto ciò che mi mancava. Ma il cuore di Dio, invece, è sempre lo stesso, carico di attesa sperando in un nostro ritorno a lui, dopo il peccato: la sposa di Osea e il figlio minore “ritornano” (Osea 2,9 e Luca 15,17) al marito e in sé, per ritornare a Dio. Riflettevo sulle relazioni messe in gioco nella liturgia: marito-moglie e padre-figlio, la sacralità dell’Alleanza nuziale come segno dell’unione fra Dio e Israele, la relazione trinitaria fra il Figlio e il Padre a cui, tramite lo Spirito di Amore, anche noi siamo invitati a partecipare. Se ai nostri giorni la relazione coniugale talvolta vacilla, il legame genitori-figli è l’unico che mai potrà venire meno! E solo l’amore di Dio è veramente fedele e gli sposi cristiani e l’amore dei genitori verso i figli lo rendono ancora ancora visibile. Che bello sapere che i nostri genitori, come fa Dio Padre, stanno sull’uscio di casa ad aspettare un nostro ritorno e, dopo che ne abbiamo combinata una grossa, sono pronti a preparare per noi una grande festa e accoglierci e baciarci (Luca 15,20)! Stupendo il pensiero di Osea che, pur essendo tradito, ha nel cuore il progetto di tornare a sedurre di nuovo la moglie, perché sia “sposa per sempre” (Osea 2,21).
La legge nuova di Dio è amore incondizionato, senza misura, giusto, fedele; il cuore di Dio batte per noi poveri – letteralmente misericordia= miser (povero)+ cor (cuore) – e batte perché è vivo e soffre per noi che, peccando, letteralmente ci smarriamo e siamo condotti alla morte. Batte allo stesso modo e si commuove (aver compassione = movimento delle viscere materne) per tutti i suoi figli, sia per chi lo tradisce andandosene, sia per chi rimane senza aver ancora compreso veramente il suo amore; verso ciascuno di noi fa tutto quello che può per volerci bene.
Nella domenica del perdono, pensiamo ai nostri peccati, sapendo che Dio può cancellarli, prima ancora che ci lasci la possibilità di dirglieli tutti, perché è già pronto a perdonare prima del nostro timido tentativo di rimediare, perché ci ama e non perché siamo bravi noi. La gioia di Dio che ci perdona e fa festa sia per noi il motivo per il proposito di non peccare, di accogliere nuovamente l’amore che ci viene donato. Prepariamoci all’inizio del tempo quaresimale intuendo l’occasione che Dio ci dona, perchè aspetta solo un nostro passo di riavvicinamento! Proviamo poco alla volta a chiedere scusa per le nostre mancanze alle persone che abbiamo ferito, disponiamo il nostro cuore al perdono verso coloro che ci hanno deluso, tradito, offeso, in modo da non cadere nello stesso errore del fratello maggiore che si indigna, non perdona il fratello e non ha saputo vivere la stessa gioia del Padre.

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