27/12/2017 – III giorno dell’ottava di Natale – S. Giovanni apostolo

“Aggiunse: Seguimi!. Pietro si voltò e vide che li seguiva quel discepolo che Gesù amava, colui che nella cena si era chinato sul suo petto e gli aveva domandato Signore, chi è che ti tradisce?..”
(Giovanni 21,19-24)

Pietro può vedere per la prima volta il discepolo che Gesù amava perché anche lui adesso ha gli occhi per vedere l’amore che il Signore ha per lui. Il discepolo che Gesù amava sapeva chi era il traditore, colui per il quale il Signore dava la vita; ora anche Pietro sa chi è il traditore: sono io, colui per il quale il Signore dà la vita. Allora scopre anche lui di essere come il “discepolo amato”. Quindi Pietro può girarsi verso il discepolo
amato, perché si è identificato con lui. Scoprendosi traditore, rinnegatore, capisce per chi Cristo è morto. Allora capisce l’amore infinito del Signore che ha dato la vita per lui. Gesù aveva appena detto a Pietro: “Segui me”, che è il senso di tutta la vita cristiana. Seguire Gesù è la più bella parola del Vangelo, vuol dire
andare dietro di lui.. perché? Perché lo si ama, per essere con lui e come lui. E vede che questo discepolo già fa ciò che Gesù aveva ordinato a Pietro. E si dice di questo discepolo, non solo che è quello che Gesù amava, ma è quello che al banchetto si coricò addirittura sul petto. La definizione di questo discepolo è:
colui che sta sul petto del Figlio. Il Figlio ci testimonia questo amore, amando ciascuno di noi. E chi sente e vive questo amore del Figlio, allora capisce tutto: capisce Dio, capisce l’uomo, capisce la storia. E capisce che cos’è il Vangelo: la buona notizia di Dio che salva il mondo. Chi è il discepolo, alla fine? è colui che
poggia il capo lì. Il discepolo che Gesù amava dimora nel mondo fino al ritorno del Signore, perché il ritorno del Signore non è altro che il discepolo amato che capisce l’amore del Signore e risponde all’amore con l’amore ed è questo ormai il ritorno del Signore. Quando tutti diventiamo come lui il Signore è tornato in
tutti; quindi resterà fino alla fine del mondo come testimone dell’amore perenne di Dio per noi. Se cessa questo, no il mondo non finisce, non può finire; il mondo finisce quando tutti abbiamo capito questo, quando diventa compiuto. Quindi davvero dimora, perché l’amore dimora in eterno e anzi, il mondo giungerà al suo compimento, proprio nella misura in cui dimora questo discepolo in mezzo a noi, la sua testimonianza. In altre parole, vuol dire che noi giungiamo alla vita piena, alla vita eterna, già su questa
terra, quando facciamo come questo discepolo che resta sempre tra noi come modello da imitare. (riflessione di padre Silvano Fausti)

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