30/07/2017 – 8ª Domenica dopo Pentecoste

“Camminava lungo il mare di Galilea.. Vide due fratelli, Simone chiamato Pietro e Andrea che gettavano le reti in mare.” (Matteo 4,18-22).
Impressionante la Parola di oggi! Come si fa a non sentirsi chiamati, interpellati da Gesù? questo è l’inizio del cammino per Pietro suo fratello, gli altri discepoli … e sarà anche la fine, o meglio, il nuovo inizio dopo la Resurrezione! Da qui, dalla loro vita normale di pescatori, ripartiranno ma con una missione … già, la chiamata porta sempre da qualche parte, la stessa vita, ma trasformata! Pescatori sì, ma non più di pesci, ma di uomini! Cioè annunciatori di quell’incontro con Gesù che ha cambiato la loro vita. “Venite dietro a
me” (Matteo 4,19), è la sequela, cioè la condizione per imparare, diventare discepoli letteralmente, e seguire
l’esempio del maestro. Serve ascoltare e lasciare. Lo fanno i due fratelli in entrambi i casi, Pietro e Andrea, Giacomo e Giovanni (“subito lasciarono e lo seguirono” Mt 4,20 e “essi subito lasciarono la barca, il padre e lo seguirono” Matteo 4,22). Avviene lo stesso anche per il giovane Samuele: ascolta, e risponde “Eccomi”, si fa trovare disponibile e pronto (1Samuele 3, 1-20), poi capisce che è il Signore che lo chiama. “Parla perché il tuo servo ti ascolta” (1Samuele 3,10). L’importante è stare con il Signore, perché questo cambia la vita in meglio!
“Samuele crebbe e il Signore fu con lui né lasciò andare a vuoto una sola delle sue parole” (1Samuele 3,19).
Il Signore ci incontra nella nostra vita di tutti giorni, mentre lavoriamo, ci affanniamo nelle nostre cose e ci
prende così come siamo, poveri, come Pietro, agitati, come Paolo, giovani, come Samuele e non è che
stravolge la vita, ci chiede di cambiarla in meglio: per ciascuno ha in mente qualcosa di bello e straordinario, non al di là delle nostre forze, nelle nostre possibilità se siamo capaci di affidarci a Lui: Pietro
è diventato il primo dei discepoli, Paolo da persecutore è diventato coraggioso testimone e convinto apostolo delle genti. Che spettacolo la seconda lettura (Efesini 3,1-12), solo uno che ha vissuto lo Spirito poteva scriverla!
A noi il compito di ravvivare la nostra chiamata, di chiederci nuovamente per che cosa/per chi il Signore ci ha invitato a seguirlo. Proviamo a rivedere se il nostro atteggiamento è quello dell’ascolto e della
disponibilità, della conversione, della sequela o se abbiamo perso il gusto della novità del Vangelo e se abbiamo chiuso il cuore alla Sua Parola.

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