“Il tetrarca Erode sentì parlare di tutti questi avvenimenti e non sapeva cosa pensare. Diceva: Chi è dunque costui del quale sento dire queste cose? E cercava di vederlo. Al loro ritorno, gli apostoli raccontarono a Gesù tutto quello che avevano fatto. Allora Gesù li prese con sé e si ritirò in disparte.” (Luca 9,7-11).
Sembra un passo insignificante eppure dice qualcosa di importante: all’inizio della vita pubblica, dopo la sua predicazione e le sue opere, la gente inizia a chiedersi chi sia Gesù. Beh, la domanda fondamentale del Vangelo e per la nostra fede oggi! E dice chi sono i discepoli. Qui si trova con semplicità il cuore del messaggio evangelico: Gesù ha dato inizio alla realizzazione del Regno di Dio e lo manifesta guarendo le folle, cioè facendo sperimentare la cura di Dio verso ciascuno, “quanti avevano bisogno di cure” (Luca 9,11), e pregando cioè vivendo la relazione con Padre. A questo punto si coglie il nesso con le altre letture: già l’Antico Testamento preannunciava un futuro regno di Dio dove non ci sarebbe stato dolore, tristezza, “voci di pianto, grida di angoscia” (Isaia 65, 19), ma dove “i servi del Signore mangeranno, berranno, gioiranno, giubileranno per la gioia del cuore” (Isaia 65, 13-19), in “nuovi cieli e nuova terra” creati dal Signore (Isaia 65, 17). La nuova creazione è iniziata con Gesù e in modo bello e trasfigurato dopo la Resurrezione! Credo che raramente e difficilmente ci fermiamo a riflettere e riusciamo a comprendere qual è il significato della novità bella e vera di Gesù Cristo! Siamo troppo spesso occupati a lamentarci che questo mondo non ci va bene. “Un tempo eravate tenebra, ora siete luce nel Signore. Comportatevi perciò come figli della luce” (Efesini 5,8). È tempo di manifestare i frutti dei doni ricevuti! Lo ricorda sempre san Paolo “ora il frutto della luce consiste in ogni bontà, giustizia, verità” (Efesini 5,9). Interroghiamoci e cerchiamo di “capire cos’è gradito al Signore” (Efesini 5,10) e proviamo ad attuarlo nella nostra vita, perché il Regno possa continuare anche attraverso noi, umili discepoli e strumenti nelle mani di Dio. Il discepolo, ci dice il Vangelo, è colui che “sta in disparte con Gesù”, mantiene una relazione viva con Lui e grazie alla comunione con Lui e il Padre, compie le stesse opere in nome di Gesù, con la forza del Suo Spirito. Nuovamente rimettiamoci in cammino per imparare da Gesù a prenderci cura di chi ne ha bisogno, con le nostre opere impegniamoci ad annunciare il Regno, perché anche oggi la gente possa tornare e farsi la domanda: chi è questo Gesù..?