04/12/2018 – San Giovanni Damasceno

Matteo 15, 1-9

In quel tempo alcuni farisei e alcuni scribi, venuti da Gerusalemme, si avvicinarono al Signore Gesù e gli dissero: «Perché i tuoi discepoli trasgrediscono la tradizione degli antichi? Infatti quando prendono cibo non si lavano le mani!». Ed egli rispose loro: «E voi, perché trasgredite il comandamento di Dio in nome della vostra tradizione? / Dio ha detto: “Onora il padre e la madre” e inoltre: “Chi maledice il padre o la madre sia messo a morte”. / Voi invece dite: “Chiunque dichiara al padre o alla madre: Ciò con cui dovrei aiutarti è un’offerta a Dio, non è più tenuto a onorare suo padre”. Così avete annullato la parola di Dio con la vostra tradizione. / Ipocriti! Bene ha profetato di voi Isaia, dicendo: / “Questo popolo mi onora con le labbra, / ma il suo cuore è lontano da me. / Invano essi mi rendono culto, / insegnando dottrine che sono precetti di uomini”».

Commento:

I farisei si oppongono con forza a Gesù per una questione religiosa sul lavarsi le mani prima dei pasti.

Gesù rimprovera i farisei e la loro ipocrisia: non tanto ciò che dicono ed insegnano, ma il fatto che seguano precetti per essere ammirati dagli uomini.

La dissociazione tra ciò che si dice e ciò che si crede nel profondo è la contraddizione più evidente nei farisei e in tutti noi. Per seguire una tradizione spesso si perdono di vista i valori umani e l’insegnamento del Vangelo, questo può capitare anche a noi. Anche noi, infatti, viviamo tanti impegni e gesti nel servizio e nella preghiera che rischiano di diventare vuoti e abitudinari se non hanno alla base la ricerca di Dio. Spesso ci concentriamo sui dettagli e dimentichiamo che il comandamento di Gesù è uno ed è alla base di tutti i precetti: il comandamento dell’amore.

Gesù non è venuto nel mondo con una serie di regole, ma portando in dono se stesso: è, quindi, nell’amore per Dio e per gli altri che possiamo cercare il significato di ciò che viviamo e facciamo ogni giorno.

Domande

Quante volte le nostre parole e i nostri gesti sono lontani da ciò che abbiamo nel cuore?

Pensiamo ai modi in cui viviamo la nostra fede (andare a Messa, impegnarsi in un servizio…): quanto in questi gesti c’è il desiderio profondo di incontrare Dio?

Pensiamo ad un’azione che compiamo per abitudine, come possiamo riscoprire il suo significato profondo?

Spesso siamo preoccupati di “fare” tante cose, ci chiediamo se questo è veramente ciò che ci chiede Gesù?

PREGHIERA

(1Corinzi 13, 1-8)

Se anche parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, ma non avessi la carità, sono come un bronzo che risuona o un cembalo che tintinna.

E se avessi il dono della profezia e conoscessi tutti i misteri e tutta la scienza, e possedessi la pienezza della fede così da trasportare le montagne, ma non avessi la carità, non sono nulla.

E se anche distribuissi tutte le mie sostanze e dessi il mio corpo per esser bruciato, ma non avessi la carità, niente mi giova.

La carità è paziente, è benigna la carità; non è invidiosa la carità, non si vanta, non si gonfia, non manca di rispetto, non cerca il suo interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto, non gode dell’ingiustizia, ma si compiace della verità. Tutto copre, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta. La carità non avrà mai fine.

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