11/01/2018 – 1ª Settimana del Tempo Ordinario

“In quel tempo, venne da Gesù un lebbroso, che lo supplicava in ginocchio e gli diceva: «Se vuoi, puoi purificarmi!». Ne ebbe compassione, tese la mano, lo toccò e gli disse: «Lo voglio, sii purificato!». E subito, la lebbra scomparve da lui ed egli fu purificato.” (Marco 1,40-45).
L’esperienza della purificazione di un male come la lebbra, che l’Evangelo di oggi ci presenta, va inserita all’interno della cultura ebraica. Non é possibile toccare una persona malata di lebbra, non solo per i rischi che questa malattia può provocare, ma soprattutto perché essa rappresenta una sorta di destino di lontananza da D-o, una forma di castigo divino.
Con la guarigione del lebbroso Gesù rompe non solo uno schema legato al tema della purificazione ma rompe la logica della condanna divina verso la persona. D-o é prima di tutto Misericordia e Amore.
E questo cambiamento di prospettiva parte da una dimensione che chiamiamo compassione e che vuol dire compartecipare alle sofferenze altrui, portandone il peso.
Gesù però non si limita ad una guarigione che evidenzi il miracolo. Tutt’altro la guarigione é strumento di conversione del cuore. Rimette in circolo la tradizione ebraica e ciò che é previsto nella Legge Mosaica: andare da un sacerdote, offrire doni a D-o ma tutto questo nel silenzio del nascondimento. Ciò che non avviene perché la persona guarita fa una pubblicità senza precedenti.
Accogliamo perciò il senso profondo del messaggio evangelico: lasciamoci convertire dalla bontà del Signore.

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