11/06/2017 – Santissima Trinità

“Egli mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà. Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà.” (Giovanni 16,12-15)
Di fronte ad un Mistero così grande si può solo togliersi i sandali, coprirsi il volto e mettersi in contemplazione (come Mosè in Esodo 3,5-6), in ascolto della Parola di Dio e invocare lo Spirito perché ci faccia sempre più intuire la bellezza e la gioia di questa Trinità.
Mi sembra bello all’inizio ricordare, almeno oggi, la grandezza del nostro Dio che non è da solo fin dall’origine, ma, prima ancora di creare l’uomo, è sempre stato un Dio di relazione, cioè un Dio trinitario, che vive con il Figlio nello Spirito di Amore. In più dobbiamo aggiungere che non ha voluto nemmeno in seguito starsene da solo, ma si è fatto conoscere, lungo la storia di Israele, nelle famiglie dei Patriarchi (“Io sono il Dio di tuo padre, il Dio di Abramo” (Esodo 3,6), nella liberazione del popolo dalla schiavitù dell’Egitto, donando la libertà in una terra “dove scorrono latte e miele” (Esodo 3,8). È stato l’anticipo del dono di essere figli: chi è libero se non un figlio? Non certo uno schiavo o un uomo che vive nella paura di un “dio-padrone” … (cfr Romani 8,14-17) Possiamo capirlo solo perché Dio che ci è Padre ci ha donato il Figlio e da Suo Figlio noi possiamo imparare a vivere anche noi da figli amati. E questo è possibile proprio solo al dono dello Spirito, celebrato una settimana fa nella Pentecoste: ora Dio ci ha fatto il dono di entrare nella sua famiglia, dove regna l’Amore, la comunione, la condivisione, proprio come ci ricorda san paolo “se siamo figli, siamo anche eredi: eredi di Dio, coeredi di Cristo” (Romani 8,17). Che cosa ci ha lasciato in eredità? L’amore! Dio è Amore, ha inviato il Figlio per Amore, il quale per Amore è morto e ci ha lasciato il dono del suo Spirito per amore. Amore vuol dire anche capacità di soffrire, patire per l’altro, “passione” proprio come Gesù sulla Croce. Mi colpì molto l’interpretazione di un mio professore quando spiegò l’episodio del roveto ardente: cosa arde e non consuma, se non l’amore? Già Dio si è manifestato così come amore nell’Antico Testamento, dicendo il suo Nome, terribile e grande, quel “Io sono colui che sono” (Esodo 3,13), che sempre ci sarà perché “questo è il mio nome per sempre”, “io sarò con te” dice a Mosè (Esodo 3,12) e lo ha ridetto ai suoi discepoli “io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo” (Matteo 28,20). Abbiamo scoperto “l’altro nome” di Dio, ovvero Emanuele, “Dio-con-noi”. La Trinità si è rivelata a noi, ha scelto di stare con noi .. e noi scegliamo di stare insieme al nostro Dio? Proviamo a condividere il dono dell’amore ricevuto insieme ai nostri fratelli? Sappiamo di essere figli amati?

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