“Tu, che distruggi il tempio e in tre giorni lo ricostruisci, salva te stesso, se Tu sei Figlio di Dio, e scendi dalla croce!” così anche i capi dei sacerdoti, con gli scribi e gli anziani, facendosi beffe di lui dicevano: Ha salvato altri e non può salvare se stesso! È il re d’Israele; scenda ora dalla croce e crederemo in lui. Ha confidato in Dio; lo liberi lui, ora, se gli vuole bene. Ha detto infatti: Sono Figlio di Dio!” (Matteo 27,1-56).
Riascoltando oggi questa Passione, mi sono fermata a pensare alla responsabilità.
Questo è il dilemma di oggi che ci chiede di prendere posizione: cosa pensiamo di fronte a Gesù Crocifisso e di fronte alle scelte quotidiane della vita? I capi dei sacerdoti, Giuda, Pilato, il centurione, Gesù cosa fanno? I primi “tennero consiglio contro Gesù per farlo morire, lo misero in catene e lo consegnarono al governatore Pilato” (Matteo 27,1): hanno preso la loro decisione, vogliono eliminare chi dà fastidio, chi fa crollare le loro certezze, chi li costringe a cambiare. Giuda “preso dal rimorso, riportò le 30 monete d’argento” (Matteo 27, 3), si impicca, perché non ha retto il peso del suo peccato di tradimento, ma non ha avuto il coraggio di chiedere scusa e tornare da Gesù. Pilato, dopo essersi chiesto “ma che male ha fatto?” non è stato in grado di essere coerente con la risposta e ha lasciato decidere altri, in un certo senso si è proprio tirato indietro e non ha voluto decidere, “Non sono responsabile di questo sangue. Pensateci voi!” (Matteo 27,24), come già avevano detto i capi dei sacerdoti a Giuda (“A noi che importa, pensaci tu!” Matteo 27,4); l’indifferenza e l’accidia sono grandi mali, credo. C’è anche il confronto fra Pilato e Gesù che “non gli rispose neanche una parola, tanto che il governatore rimase stupito” (Matteo 27,14) e ha preferito il silenzio e i fatti. Oggi noi diremmo che Gesù non si è prestato a fare la figura di chi deve lodarsi per schiacciare l’altro, ma ha accettato di difendersi da innocente, ha lasciato che gli altri lo riconoscessero per chi era veramente, un re con tanto di “corona di spine” e “trono in legno a forma di croce” a servizio di tutti. C’è inoltre un altro uomo tolto dall’anonimato, un certo Simone di Cirene che è stato costretto a portare la croce: non ha potuto scappare da questa responsabilità, ma per questo viene ricordato, come colui che di fronte alle vicende della vita non deliberate ha scelto comunque di stare dalla parte del sofferente e del bisogno. Infine c’è Gesù che ha risposto con tutta la sua vita al volere del Padre, come ci ricorda il profeta Isaia “si compirà per mezzo suo la volontà del Signore; dopo il suo intimo tormento vedrà la luce, perché ha spogliato se stesso fino alla morte ed è stato annoverato fra gli empi mentre egli portava il peccato di molti e intercedeva per i colpevoli” (Isaia 52,10-12). C’è ancora un’ultima presa di posizione significativa, ovvero l’affermazione del centurione che è la risposta alla domanda di tutto il vangelo, “chi è Gesù?”: “Davvero costui era Figlio di Dio!” (Matteo 27,54).
Chiediamoci di fronte alla Croce chi è quell’uomo per ciascuno di noi.
La responsabilità si lega inequivocabilmente all’identità: siamo responsabili se siamo all’altezza di chi siamo, se manteniamo fede rispetto alla nostra identità. Gesù è davvero Figlio di Dio perché è rimasto fedele al Padre, è l’unico vero Figlio che ha ascoltato e messo in pratica ciò che il Padre gli aveva insegnato: l’Amore. “Ha confidato in Dio” e Dio lo ha liberato, non lo ha lasciato nelle tenebre, come in modo tragico e ironico affermano le guardie sul Calvario (Matteo 27,42 “Ha confidato in Dio; lo liberi lui, ora, se gli vuol bene”).
I nostri modi e i nostri tempi, però, non sono uguali a quelli di Dio: forse non saremmo stati “responsabili” fino in fondo, avremmo scelto diversamente. Oggi Gesù mi ricorda che “non c’è amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici; amate sino alla fine, fate questo in memoria di me”. Essere responsabili è scegliere per Chi vivere e per Chi morire. Grazie Signore perché hai scelto di morire per noi peccatori, donandoci una speranza di salvezza. Non sei sceso dalla croce.