17/10/2017 – Sant’Ignazio di Antiochia

“In quel tempo. Il Signore Gesù salì sul monte, chiamò a sé quelli che voleva ed essi andarono da lui. Ne costituì Dodici – che chiamò apostoli –, perché stessero con lui e per mandarli a predicare con il potere di scacciare i demòni.” (Marco 3, 13-19)

In questo brano Gesù fa “la squadra”: vuole chiamare a raccolta tutto il popolo d’Israele (le 12 tribù) attraverso questi dodici apostoli; d’ora in poi (…anche oggi) Gesù non agirà mai in autonomia, ma sempre insieme e attraverso un gruppo. Gesù non è un “battitore libero” ma sorgente di comunione, fraternità, di nuove appartenenze.

Il gruppo è formato però non solo per stare con Lui, ma anche per essere missionario: ecco i primi “discepoli-missionari” di cui parla papa Francesco! Alcuni di questi missionari sono persone dal curriculum improbabile e anche dall’esito problematico: Matteo il pubblicano, Pietro e Giuda i rinnegatori (seppur con destini diversi), Giacomo e Giovanni gli impetuosi… eppure tutti cercano storie di fedeltà attorno a Gesù, e tutti sono inscritti nella Storia della salvezza.

Discepoli, missionari e guaritori: hanno anche la facoltà di scacciare i demoni. Queste tre dimensioni della vita cristiana (discepolato, annuncio, servizio) non possono mai essere una separata dall’altra. Stare con Gesù è la sorgente della missione e del servizio, altrimenti il Cristianesimo diverrebbe ideologia; se preghiamo, annunciamo ma questo non guarisce nessuno (ciascuno con il suo potere: quello della consolazione, del consiglio, dello sconfiggere i demoni interiori…) c’è qualcosa che non va! Se preghiamo e guariamo, ma non annunciamo, rischiamo di ridurci all’assistenza sociale.

Sentiamoci anche oggi chiamati dallo Spirito ad essere Chiesa attorno a Gesù, protagonisti insieme agli altri nell’annunciarlo e nel servizio.

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