19/02/2022 – Feria propria

“Apparve a lui un angelo del Signore, ritto alla destra dell’altare dell’incenso. Quando lo vide, Zaccarìa si turbò e fu preso da timore. Ma l’angelo gli disse: «Non temere, Zaccarìa, la tua preghiera è stata esaudita e tua moglie Elisabetta ti darà un figlio, e tu lo chiamerai Giovanni. Avrai gioia ed esultanza, e molti si rallegreranno della sua nascita, perché egli sarà grande davanti al Signore; non berrà vino né bevande inebrianti, sarà colmato di Spirito Santo fin dal seno di sua madre e ricondurrà molti figli d’Israele al Signore loro Dio. Egli camminerà innanzi a lui con lo spirito e la potenza di Elìa, per ricondurre i cuori dei padri verso i figli e i ribelli alla saggezza dei giusti e preparare al Signore un popolo ben disposto».” (Luca 1,5-25).

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Il testo di Luca che racconta l’annunciazione della nascita di Giovanni Battista a su padre, sacerdote Zaccaria, nel momento del suo servizio al Tempio di Gerusalemme, rappresenta l’altro modo di accogliere la presenza del Signore.

Zaccaria è avvolto dal dubbio, dalla sua incapacità di fare spazio all’impossibile di D-o. Proprio Zaccaria che tanto ha sperato di generare un figlio per continuare la tradizione dei Padri, capita la visita dell’Angelo Gabriele.

L’unica vera differenza, al di là del contesto, rispetto  l’Annunciazione di Maria è che Zaccaria non dice quell’ “eccomi” che esprime l’apertura alla volontà di D-o.

Per la nostra crescita nella fede ci deve scombinare quell’essere muto di Zaccaria, perché il non potersi esprimere con la parola ci mette nelle mani di chi sa interpretare il nostro vissuto e le nostre parole.

In fondo il Natale del Signore è un invito ad affidarci alla bontà di D-o, al restare muti e a contemplare. Il Signore della vita ci ama a partire dalla realtà della piccolezza umana.

Vieni Signore Gesù!

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