“Non contesterà né griderà né si udrà nelle piazze la sua voce. Non spezzerà una canna già incrinata, non spegnerà una fiamma smorta”. (Matteo 12,15b-28)
In questo Vangelo si fa riferimento al profeta Isaia (Isaia 42,1-4) citando un passo in cui Dio manifesta la predilezione per il Suo Servo.
Mi colpisce la descrizione attenta del MODO in cui il Servo svolgerà la missione a cui è chiamato, qui tracciata come annuncio della giustizia alle nazioni: non contesterà, non griderà, non si sentirà la sua voce,..
Nel nostro presente forse questo atteggiamento risulta fallimentare, tant’è che un po’ a tutti i livelli, dall’educazione dei ragazzi fino ai confronti tra adulti, spuntano spesso ritornelli come “devi farti valere, bisogna far sentire la propria voce” e altri ancora.
Eppure Gesù mi propone un altro modo che credo sia profondamente legato con il senso del silenzio.
Gesù non sbandiera le sue azioni, non è interessato a divulgarle, ma agisce nel silenzio; in questo mi ricorda l’episodio della vedova che al tempio offre tutto quel poco che aveva (Marco 12,38-44) e il suo gesto d’amore viene colto solo dallo sguardo intimo di Gesù, ma per il resto del mondo resterebbe un atto senza rilevanza.
Gesù, si dice poi, “non spezzerà”, “non spegnerà”, non si propone quindi con gesti di prepotenza e imposizione verso gli altri, ma accoglie i limiti dell’altro rispettandone i tempi e i modi. In questo mi ricorda, invece, il MODO con cui si manifesta Dio ad Elia sull’Oreb (1Re 19,11-18): non è presente nel vento impetuoso, nel terremoto né nel fuoco, Dio è invece nel sussurro di una brezza leggera e quindi in un contesto di silenzio.
Per quanto possa risultare controtendenza proporsi di seguire un atteggiamento tale vorrei provare a: custodire nel silenzio azioni buone ma anche parole intime personali o di altri; incontrare l’altro senza impormi, cercando invece di rispettarne la libertà e i bisogni.