25/04/2023 – S. Marco Evangelista – Rito Ambrosiano

Lc 10, 1-9

In quel tempo. Il Signore Gesù designò altri settantadue e li inviò a due a due davanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi. Diceva loro: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe!

 

 

Andate: ecco, vi mando come agnelli in mezzo a lupi; non portate borsa, né sacca, né sandali e non fermatevi a salutare nessuno lungo la strada.

 

 

In qualunque casa entriate, prima dite: “Pace a questa casa!”. Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi. Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché chi lavora ha diritto alla sua ricompensa. Non passate da una casa all’altra.

 

Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà offerto, guarite i malati che vi si trovano, e dite loro: “È vicino a voi il regno di Dio”».

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Gesù invia settantadue discepoli (questo numero ricorda l’invio alle genti e non più solo al popolo d’Israele) e non più soltanto Dodici.
Questo brano, spesso utilizzato per designare le caratteristiche dell’invio missionario, dice come deve essere lo stile dell’annuncio di ciascuno di noi.

I discepoli devono muoversi “a due a due”, perché solo nell’amore (due è la più piccola cellula di comunità) possiamo essere testimoni dell’amore di Cristo.

Poi Gesù ci mette in guardia che non sarà semplice annunciarlo, ma che saremo come “agnelli in mezzo ai lupi” e per questo servono alcune accortezze:
-non portare nulla di superfluo, ma nemmeno i sandali per camminare sicuri, quasi a delineare la nostra fragilità
-non fermarsi di casa in casa, ma puntare all’essenziale: l’annuncio
-portare la pace, senza imposizioni, perché la pace è per chi desidera accoglierla.

Credo che questo stile proposto da Gesù (il suo stile! Anche nelle apparizioni dopo la Resurrezione si presenta con l’affermazione “Pace a voi!”) debba caratterizzare la nostra vita di fede. Anche noi siamo chiamati all’annuncio costante, attraverso la nostra vita, il nostro atteggiamento, alcune nostre parole.

Ma come riuscirci se Gesù stesso ci aveva messo in guardia sul fatto che non fosse semplice?
Due sono gli insegnamenti che voglio cogliere oggi:
Il primo è che possiamo correre davanti a Lui ad annunciarlo, solo se prima lo abbiamo seguito e abbiamo camminato alla sua Presenza (la missione c’è, se prima c’è stata la sequela).
Secondo che non dobbiamo affidarci ai nostri soli mezzi umani, inefficaci rispetto al mondo e all’esiguità del nostro numero, ma alla sua Grazia e al suo sostegno.

 

“Perciò mi compiaccio nelle mie infermità, negli oltraggi, nelle necessità, nelle persecuzioni, nelle angosce sofferte per Cristo: quando sono debole è allora che sono forte”.
2Corinzi 12,10

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