“In quel tempo. Appena gli angeli si furono allontanati da loro, verso il cielo, i pastori dicevano l’un l’altro: «Andiamo dunque fino a Betlemme, vediamo questo avvenimento che il Signore ci ha fatto conoscere». Andarono, senza indugio, e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, adagiato nella mangiatoia. E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro. Tutti quelli che udivano si stupirono delle cose dette loro dai pastori. Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore. I pastori se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com’era stato detto loro.” (Luca 2, 15-20)
Non pii sentimenti, ma concretezza: i pastori andarono, trovarono; dopo l’annuncio degli angeli c’è la verifica del fatto, dell’avvenimento: Maria, Giuseppe e il Bambino adagiato nella mangiatoia, dono per la nostra salvezza, quella stessa per cui anni dopo durante la cena si mise a lavare i piedi indicando ancora la
strada della piccolezza.
Il figlio dell’Uomo è un cucciolo, piccolo, totalmente indifeso davanti alla prepotenza del potere, ma che sbaraglia tutto e tutti con la forza mite dell’Amore che è sempre concreto, che sempre perdona, impastato di servizio lieto anche nella tribolazione, perché sostenuto dallo Spirito. L’immagine del Bambino fasciato e adagiato nella mangiatoia richiama quella del suo corpo fasciato e
deposto nel sepolcro ed è allora che comprendo quanto Dio ci ama e quali sentimenti comparava Maria nel suo cuore!
Dopo aver fatto l’esperienza, i pastori se ne tornarono glorificando e lodando Dio.
L’augurio più bello che ci possiamo fare è proprio questo: avere un animo lieto perché certo di essere preziosi e amati infinitamente da Dio e per questo, resi capaci di amare tutti con lo stesso Amore.