25/11/2017 – 33ª Settimana del Tempo Ordinario

“Il Signore é il D-o di Abramo, il D-o di Isacco e il D-o di Giacobbe. D-o non é il D-o dei morti, ma il D-o dei viventi.” (Luca 20,27-40).
L’Evangelo di oggi ripercorre l’insegnamento di Gesù al Tempio di Gerusalemme. Il Maestro pone non solo l’accento verso un diverso modo di vivere l’esperienza di fede ma anche una diversa espressione della presenza di D-o in dialogo con l’uomo.
Il tentativo delle autorità religiose e, in questo caso della corrente dei sadducei, é quello di mettere in difficoltà il Maestro sotto il profilo teologico, diremmo oggi.
Il tema é la resurrezione. Il fatto della donna rimasta vedova sette volte dopo la morte dei sette mariti senza lasciare un erede é del tutto paradossale e provocatorio.
Gesù non si lascia intimorire dalla provocazione. Anzi indica una prospettiva completamente nuova e spiazza il pensiero dei sadducei.
Innanzitutto la resurrezione ha senso ed esiste non solo perché Mosé lo ha indicato ma perché é la stessa relazione con il Signore che é diversa. Il D-o dei nostri Padri é il D-o dei vivi e non dei morti, perché noi assomigliamo a Lui. Siamo angeli perché viviamo per l’Altissimo, non per noi stessi.
Altrettanto importante é l’insegnamento di Gesù sul matrimonio e anche sul modo di concepire la relazione dell’uomo e della donna. Gesù ci insegna che nella vita con il Signore, la stessa resurrezione superare totalmente le convenzioni umane e il ricongiungimento a D-o é per la vita e non per la morte. La dignità umana oltre la vita e nella resurrezione supera ogni nostra eredità umana, perché uomini e donne diventano angeli e figli di D-o.
É impressionante e autorevole questa riflessione del Maestro al punto che alcuni scribi riconoscono l’alto insegnamento di Gesù.
Il nostro compito di credenti, oggi, é quello di vivere la vita con dignità sapendo che c’è un oltre che supera ogni nostra caducità, ogni nostra dimensione e ogni nostra fragilità umana. D-o ci dona vita risorta, nuova, vera!

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